ROMA - È un Jannik Sinner abbronzato e sorridente quello che si presenta in maglia celestina nella sala conferenze del Campo Centrale. Lo sguardo però diventa improvvisamente serio e si vela di tristezza quando gli viene chiesto del periodo fuori dal campo: "Non è stato facile accettare cosa mi è successo - dice il tennista altotesino - ma ho cercato di dare il meglio di me anche in quei brutti momenti. In questi mesi non potevo seguire neanche altri sport, tipo incontri di calcio o sport in cui erano coinvolti i miei amici".
"Sono comunque contento per come ho gestito tutto questo - dice Jannik rispondendo a un'altra domanda - . Sono andato a casa, sono tornato a stare con la mia famiglia, con i miei affetti, e ho scoperto cos’è veramente importante veramente per me dopo tanti anni di allenamenti, campo e ancora allenamenti".
All'inizio della squalifica è stato un mese senza allenarsi con la racchetta: "Sono stato un mese senza toccarla, poi piano piano ho ricominciato, mi sono uscite anche le vesciche sulle mani, non succedeva da quando ero piccolo".
Le telefonate non arrivate
Famiglia e amici d'infanzia gli sono restati accanto, altrettanto non si può dire per la maggior parte dei colleghi, se si esclude Sonego e qualcun altro. Sinner lo ammette un po' mesto anche se non ne fa un dramma: "Durante questi mesi non mi sono sentito quasi con nessuno. Il tennis è uno sport individuale, ognuno ha le sue persone intorno. All’inizio ho ricevuto dei messaggi da qualcuno, da altri che mi aspettavo invece non sono arrivati. Ma non voglio fare nomi".
Non hanno mai smesso di mostrargli affetto invece i tifosi, per quella che è stata ribattezzata Sinnermania. Jannik ringrazia ma spiega "Sono un ragazzo semplice, sono partito da un paesino di 2000 persone, ma non mi sono mai montato la testa. Cerco di essere onesto, non essere finto, e questo magari è apprezzato dalla gente".
Sugli obiettivi dopo il ritorno il tennista altotesino è chiaro: "L’obiettivo è Parigi - ammette senza mezzi termini, considerando quindi Roma quasi un warm-up, un torneo per recuperare la condizione - . Sono qua per vedere a che livello sto giocando, per passare il primo turno, e poi vediamo. Siamo molto tranquilli, stiamo bene, anche mentalmente siamo riposati, vediamo che succede".
"La cosa più bella sarà scendere in campo, vedere la gente, il tifo - commenta Jannik -. La più brutta invece sarà la pressione, constatare a che livello sono. Ma non ho paura, abbiamo fatto il massimo che potevamo in questi mesi anche se non so dire quanto potrò essere competitivo".