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Sinner: "Mi vedo ancora insieme a Cahill, le critiche ci saranno sempre"

Jannik Sinner
Jannik SinnerBENJAMIN VODANT / HANS LUCAS / HANS LUCAS VIA AFP

Il numero 1 del mondo ammette che dopo le Finals proverà a convincere il coach a rimanere ancora nel team. Ma prima c'è da rivincere il torneo di fine anno: "Darò tutto".

"Mi vedo insieme a Cahill ancora un anno. Questa sarà la sfida più grande di quest'anno! Ancora dobbiamo parlare, perché la stagione non è finita: c'è un torneo importante qua a Torino, sappiamo cosa c'è in palio. Però dopo ovviamente ci dobbiamo sedere e confrontarci".

Jannik Sinner, a poche ore dal via delle ATP Finals, pensa ancora al rapporto col suo coach Darren Cahill e alla possibilità di farlo tornare indietro nella determinazione di fermarsi a fine 2025.

"Lui ha compiuto 60 anni quest'anno, è stato nel tennis da giocatore, poi è entrato come allenatore, quindi è in questo mondo da 40, 45 anni: capisco anche lui - ha detto il n.1 del tennis mondiale, nell'intervista esclusiva a Sky andata in onda integralmente oggi - Io mi vedo insieme a Cahill ancora per un altro anno, perché è una persona che va forse anche oltre il concetto di allenatore: è un po' come il padre che unisce tutto il team, soprattutto quando le cose non vanno benissimo. È stato fondamentale fino a ora per la mia crescita, per quello che sono. È stato fondamentale anche per Simone Vagnozzi perché mi ha preso quando ero tra i primi dieci e anche lì dalla parte dell'allenatore c'è tanta pressione. Speriamo di convincerlo".

Pronto per difendere il titolo alle Finals

"Darò tutto, queste Finals sono speciali. A questo punto, lo ritengo il torneo più importante dell'anno". Jannik Sinner si prepara a difendere il titolo delle ATP Finals vinto lo scorso anno. "Sarà molto speciale a prescindere da quello che succederà", dice il tennista azzurro nell'intervista esclusiva a Sky, in onda oggi nella sua versione integrale.

"La prepariamo nel migliore dei modi: darò tutte le mie energie fisiche e mentali. È probabilmente arrivato il momento di dire che è il torneo più importante di quest'anno, anche se ho fatto tante cose - ha aggiunto il n.1 del mondo -. Mi voglio divertire, giocare davanti al pubblico italiano che anche a Roma mi ha sempre dato molto affetto. A Torino è comunque diverso: ci sono gli otto giocatori migliori al mondo, inizi quindi subito forte. Lo spettacolo sarà molto alto, teso. Speriamo di essere in due singolaristi italiani e in un bello spettacolo".

La speranza che Musetti possa qualificarsi

Il riferimento è alla corsa di Musetti all'ultimo posto a disposizione, per il quale al momento è avanti Auger-Aliasime. "Facciamo tutti il tifo per Lorenzo, ci sarebbe tanta Italia, in Italia. Io sono cresciuto qui, ho sempre dedicato le mie vittorie all'Italia, ma non sarei il giocatore che sono senza tutti i sostegni che ottengo tutti i giorni da tutte le parti del mondo. Per esempio, a New York ci sono tantissimi italiani che mi sostengono, ma ho il sostegno anche quando vado in Australia: ci sono tanti posti che mi fanno sentire amato e, ripeto, orgoglioso di essere italiano".

Sulle critiche ricevute: "Ci sono e ci saranno sempre, preferisco andare in campo e giocare"

Nella lunga chiacchierata nella quale ha sottolineato di sentirsi "orgoglioso di essere italiano e felice di essere nato qui, non in Austria", Sinner ha parlato anche delle critiche ricevute per la sua scelta sulla Davis e sulla sua 'italianità': "Le critiche ci sono e ci saranno sempre. Perché se vinci, potevi farlo diversamente; se perdi, hai perso; se non giochi un torneo, non va bene. A prescindere da come fai, sbagli. Io - ha concluso Sinner - penso che le critiche a volte servano, fanno parte del mondo in cui viviamo. Ma la cosa più importante sono le persone che hai intorno: è una banalità, ma è questa la soluzione e io ho sempre avuto intorno a me persone che mi volevano bene. Mi basta questo per stare tranquillo".

"Poi, il tennis è talmente individuale...Sei da solo in campo e devi fare anche delle scelte da solo. È sempre stato così e sarà sempre così. Io dico che senza il mio team non sarei mai il giocatore che sono, ed è un lavoro di squadra, ma poi ognuno fa le proprie scelte. Non ho voglia di perdere il tempo di rispondere con le parole, preferisco andare in campo e giocare a tennis perché è quello che amo".