Fabio Fognini si è aperto come mai prima d'ora nella lunga intervista rilasciata ai microfoni del sito spagnolo 'Relevo'. L'azzurro, che terminerà la stagione 2024 entro i primi 100 al mondo (91esimo del ranking ATP) per il 17° anno consecutivo, ha affrontato diversi temi interessanti tra cui, in primis, il suo rapporto controverso con i giornalisti.
"Il mio rapporto con voi giornalisti è sempre stato complicato. A 37 anni non posso negarlo, avrei dovuto gestire meglio certe situazioni. Nella vita si commettono errori, quindi bisogna accettarne le conseguenze. Nel mio lavoro l’ho sempre fatto: l’etichetta del cattivo ragazzo, tutte le multe che mi hanno dato. La verità è che nessuno è perfetto. Chiedere scusa è il primo passo per ammettere di aver sbagliato. Non bisogna aver vergogna nel farlo e deve diventare una cosa naturale”.
“Come sono arrivato a tutto questo? Non lo so, forse grazie alla paternità, ciò implica nuove responsabilità e vedi tutto in modo diverso. Ti rendi conto di quali sono le cose davvero importanti. È vero che il tennis è sempre stato la mia vita, mi ha dato quello che mai avrei potuto immaginare, ma sai una cosa? Il tennis alla fine è solo un gioco. Sì, guadagni tanto, diventi famoso, ma è solo un gioco”.

Il tennista italiano, successivamente, ha parlato del suo ruolo nello sport: “Sono entrato nel tennis in punta di piedi e voglio uscire allo stesso modo quando tutto sarà finito. Non voglio essere un problema per nessuno. Una volta sono stato nono al mondo, ma sono tutti numeri. I numeri e i record sono lì per essere battuti, niente di più. Voglio essere ricordato solo come quel ragazzo che amava il tennis e anche dal carattere complicato. Non mi sono mai nascosto, ho cercato di mettere passione in tutto quello che ho fatto“.
La questione Sinner e il trionfo contro Murray
Il 37enne ligure ha poi affrontato il tema riguardante Jannik Sinner e la questione Clostebol: “Con Jannik si è creato un movimento enorme. Adesso ci sono tanti bambini che giocano a tennis e questa è la cosa più importante. Da quello che leggo e vedo faccio fatica a capire quale strada si stia intraprendendo. È un argomento delicato e ognuno ha la propria verità. Naturalmente va tutto ancora chiarito. Sono due casi diversi lui e Swiatek, ma non posso dirti altro. Viste dall’esterno le cose sono molto complicate”.
Fabio Fognini, proseguendo con l'intervista, si è concentrato sulla sua vittoria a Roma contro Andy Murray: “È stato bello, soprattutto perché il Master di Roma è il torneo che forse piace di più agli italiani. È l’unico grande torneo che abbiamo oltre alle Finals, che Sinner ha avuto la fortuna di vincere. Nella mia carriera sento di aver avuto fortuna e sfortuna. Ho conosciuto tre tennisti storici, tre icone dello sport. Murray era il quarto, ma gli altri erano i tre dell’Ave Maria. Per me quello che hanno fatto è irripetibile, ho avuto la fortuna di aver giocato negli stessi periodi e di averli ‘subiti’. Con loro era quasi impossibile fare un buon risultato negli Slam“.
L'azzurro, infine, si promette un grande inizio di 2025: “Lo faccio per me, lo devo a me stesso. Lo avevo già detto all’epoca, avete visto tutti come mi hanno trattato per la Coppa Davis. Non voglio dimostrare niente a nessuno, quello che è successo resta lì. Sfortunatamente ci sono state persone che all’epoca non lo hanno apprezzato. Io ho già una certa esperienza, sono piuttosto testardo. Sono novantesimo al mondo a 37 anni, l’obiettivo è iniziare il 2025 con il botto".
"Coppa Davis? Dovete parlare con il capitano, lui saprà spiegare tutto. Ho un libro da scrivere, ma per ora non voglio dire nulla. Quando mi ritirerò dirò tutta la verità e riderete molto. Adesso non posso che mostrare la mia gioia per i miei compagni, anche se personalmente sono deluso”.