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Qual è la vera Inter? I dubbi su Chivu, un centrocampo vetusto e la mancanza di dribblatori

L'Inter dopo il gol dell'1-0 all'Udinese
L'Inter dopo il gol dell'1-0 all'UdineseMairo Cinquetti/NurPhoto / AFP / Canva
La rosa della squadra nerazzurra è la seconda più anziana del torneo, dietro a quella del Napoli. Eppure, gli scricchiolii della sconfitta subita in casa contro l'Udinese sono quelli di un undici stanco e che non ha ancora trovato tutti i ricambi per cambiare passo

Quando è stato chiamato a salvare la barca Inter, Christian Chivu sapeva che non sarebbe stato facile navigarla dopo l'imbarcata del 5-0 in finale di Champions League. In seguito alla batosta subita dal Paris Saint Germain, seguita da un Mondiale per Club dove gli sprazzi positivi sono stati pochi, rimanendo comunque sprazzi.

E, in fin dei conti, il 5-0 iniziale sul malcapitato Torino aveva forse gettato troppo fumo negli occhi. La sconfitta casalinga con l'Udinese, avvenuta una settimana dopo, non deve far credere che quella nerazzurra sia una squadra allo sbando, ma ha comunque aperto ad alcune riflessioni. Una su tutte è se il tecnico rumeno sia davvero pronto per una piazza così grande dopo aver allenato solo la primavera della stessa Inter e il Parma per pochi mesi.

Centrocampo arrugginito

Arrivato ad Appiano Gentile, l'ex difensore ha voluto seguire il canovaccio tattico impostato anni fa da Antonio Conte e perfezionato da Simone Inzaghi. Un'insistenza, forse eccessiva, su una difesa a tre che non permette troppa flessibilità in alcuni casi. Anzi, obbliga i due esterni di centrocampo a una serie di andirivieni costanti che, a lungo andare, lasciano il segno. 

Per non parlare, poi, dei centrali. Da quasi un anno Hakan Calhanoglu sembra avere le batterie scariche, e la sua lucidità al momento di fare da regista si è affievolita, complici gli ormai 31 anni d'età e una carriera non nata in quella zolla di campo. Mkhitaryan è un calciatore unico, ma a gennaio compirà 37 anni, gli stessi di Acerbi, mentre i 36 di Sommer contano di meno, trattandosi di un portiere.

I prossimi impegni dell'Inter
I prossimi impegni dell'InterFlashscore

È chiaro che da Sucic, il cui impatto all'esordio col Torino è stato luccicante, non ci si può aspettare un rendimento costante fin da subito. E lo stesso Barella, 28enne, è da quasi dieci anni a correre a perdifiato per i campi della massima serie italiana. Aspettando Diouf e attestato l'inesorabile declino di Zielinski, sembra evidente che la mediana nerazzurra abbia rallentato. Forse, meglio tardi che mai, sarebbe il caso di inserire Davide Frattesi, centrocampista dinamico, con più frequenza.

Assenza di grimaldelli

C'è, però, una costante in questa squadra. E brulica ormai da anni. Parliamo della mancanza di dribblatori, ossia di quei giocatori che con la sterzata possono saltare l'uomo e aprire le difese avversarie, anche se schierate. Il mancato abbordaggio al barcone dell'Atalanta per Ademola Lookman ha privato Chivu del grimaldello più affilato sul quale aveva puntato. E, in partite chiuse come quella di sabato scorso, si è sentita la mancanza di uno specialista del dribbling.

Non che le altre squadre in Italia ne siano piene, eppure se si vede ai piani alti della classifica il panorama è comunque scoraggiante per i nerazzurri. Il Milan può contare su Leao, Nkunku e Pulisic, il Napoli su Lang, Neres e Politano, mentre la Juve dispone di Yildiz, Conceicao e Zhegrova. All'Inter, i più avvezzi ad andare via, ma in velocità, sono Marcus Thuram, Dimarco e Dumfries. Basteranno?

Per sprigionare le loro qualità servono spazi davanti, ma quando le squadre dietro si chiudono si rischia di sbattere contro un muro. Uomini in grado di creare la superiorità numerica sono una costante mancanza da tempo, e senza la freschezza dei giorni migliori questa inizia a sentirsi.