Liberarsi dalle catene del colonialismo, anche nel calcio. Questo l'obiettivo del continente africano, le cui cinque rappresentative ai Mondiali di Qatar 2022 saranno tutte dirette da allenatori nati in loco. Un record mai registrato finora, viste le frequenti assegnazioni delle panchine a tecnici europei o sudamericani che apparentemente portavano con sé la loro esperienza del calcio d'élite.
Adesso, invece, l'Africa ruggisce ribelle, pronta a smentire il topos della mancanza di preparazione teorica. Se ai Mondiali del 1998 in Francia tutte le cinque nazionali del continente erano allenate da tecnici stranieri, 24 anni dopo è stata portata a termine una piccola rivoluzione.
"Qualcosa sta cambiando nell'ambito degli allenatori nel continente africano", ha dichiarato l'allenatore del Senegal Aliou Cissé (46), campione d'Africa in carica e alla sua seconda esperienza iridata dopo quella di Africa 2018. "Il nostro sogno è che la qualità e il valore dell'Africa vengano fuori e siano apprezzati. Dobbiamo far vedere al mondo che in Africa ci sono ottimi allenatori", ha continuato Cissé, che sarà accompagnato da altri quattro rappresentanti del loro paese.
Per il Marocco ci sarà l'ex difensore Walid Regragui (47), mentre a guidare il Camerun sarà l'ex centrale della Salernitana Rigobert Song (46), che con i Leoni Indomabili è anche il primatista di partite da calciatore (137). A guidare la Tunisia ci sarà Jalel Kadri (51) e al comando del Ghana Otto Addo (47), che arrivò agli ottavi di finale a Germania 2006.
In merito a questa nuova tendenza si è espresso anche il commissario tecnico di Gambia, il belga Tom Saintfiet, che si è espresso ai microfoni di Reuters: "Per il calcio africano c'è bisogno di gente che conosca il calcio africano, che ne conosca la cultura, gente che possa trarre il massimo beneficio dai calciatori locali".