Ha sorpreso parecchi la notizia che Andy Murray sarà il nuovo coach di Novak Djokovic, almeno fino agli Australian Open. Ha sorpreso perché il britannico ex numero 1 Atp, oltre che coetaneo del serbo, si è ritirato da poco, e ai "tempi d'oro" dei Big Four era acerrimo avversario proprio del serbo, oltre che di Federer e Nadal.
Se sorprende la vicinanza d'età tra i due non deve sorprendere però la collaborazione tra campioni ed ex campioni, il ricorso cioè alla cosiddetta figura del "super coach". Lo stesso Djokovic prima di Goran Ivanisevic (arrivato al n.2 Atp) ha avuto un certo André Agassi, oltre a Boris Becker. Parlando del tedesco, è finita male invece la recente collaborazione con Holger Rune.
Andy Murray stesso ha assunto spesso dei super coach, anzi si può dire che sia stato il primo a ricorrere all'aiuto tecnico di un grande tennista: il suo coach più famoso è stato infatti Ivan Lendl, che ha accompagnato il britannico nei successi slam, senza dimenticare l'ex numero 1 Wta Amelie Mauresmo, che proprio grazie a Murray è diventata la prima donna coach ad allenare un top 10 Atp.

Un altro grande campione, Roger Federer, aveva stretto collaborazione invece con l'ex numero 1 Stefan Edberg, e Rafa Nadal dopo la fine del rapporto con lo zio Toni aveva scelto un altro ex numero 1, Carlos Moya. Ci sono state poi altre collaborazioni "curiose" come quella tra Cilic e Ivanisevic, Thiem e Muster, Nishikori e Chang o Tsitsipas e Philippoussis.
La collaborazione tra campioni non è però certo garanzia di successi, vedremo come andrà quella tra Djokovic e Murray, che ci ha messo veramente poco dopo l'addio al tennis a tornare in qualche modo nel giro. Tra l'altro prende "in cura" Djokovic in un momento particolarmente delicato per l'ex numero 1 che dovrà affrontare gli Australian Open a caccia del venticinquesimo Slam.
Se il britannico potrà forse suggerire poco tecnicamente al coetaneo serbo, potrà però trasmettergli il suo spirito combattivo, la forza di non arrendersi mai che gli deriva dai tanti terribili infortuni che gli hanno pregiudicato la carriera. Un aspetto motivazionale da non sottovalutare per Djokovic che, al di là dell'età che inizia a pesare, ha bisogno di ritrovare se stesso anche mentalmente.