"Ho sempre amato giocare a calcio, anche se non ero molto bravo. A Buenos Aires, le persone come me venivano chiamate 'pata dura' (piedi duri). Ma ho giocato, ho giocato spesso come portiere". Con queste parole, pubblicate nella sua autobiografia "Esperanza", uscita poco fa, Jorge Mario Bergoglio parlava della sua passione per il calcio, nata nelle stradine del quartiere di Flores, nel centro di Buenos Aires.
Tifoso del San Lorenzo de Almagro fin da piccolo, il Pontefice, che ci ha lasciato stamani, ha avuto un'altra "fede" importante da ragazzo. Il tutto mentre prendeva la strada di quella cattolica, che lo avrebbe portato a diventare Papa dodici anni fa. Una delle sue più grandi gioie calcistiche, infatti, fu quella del 13 agosto 2014, quando la sua amata squadra vinse la Copa Libertadores, il massimo trofeo continentale del continente americano, che fino a quel momento non era stato mai sfiorato dal Ciclón, una dei cinque club più grandi della capitale argentina.
Matías Lammens, presidente del club tra il 2012 e il 2019, ha spiegato all'agenzia spagnola che in occasione del decimo anniversario di quella vittoria una delegazione della squadra bonaerense ha portato il trofeo in Vaticano perché Francesco lo contemplasse e il portiere Sebastián Torrico "gli ha portato i guanti e il Papa non poteva crederci". Tifoso più illustre del San Lorenzo, al quale segue l'attore Viggo Mortensen, Jorge Bergoglio ha assistito anche ai tre trionfi Mondiali dell'Argentina nel 1978, 1986 e 2022.