Il sogno Champions di Simone Inzaghi potrebbe diventare il suo peggiore incubo

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Il sogno Champions di Simone Inzaghi potrebbe diventare il suo peggiore incubo
Simone Inzaghi
Simone InzaghiAFP
Il tecnico dell'Inter è stato riconfermato la scorsa estate nonostante buona parte dell'opinione pubblica nerazzurra ne chiedesse la testa. Ora, però, è lui il primo a essere consapevole che non si può permettere una seconda stagione fallimentare. Ma non sarà semplice evitarla.

No, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane non possono bastare a evitargli l'esonero e di questo, Simone Inzaghi, ne è consapevole. L'allenatore dell'Inter continua a essere, dopo ogni mezzo passo falso della sua squadra, il principale bersaglio delle critiche, molte delle quali legittime, di chi non si dà ancora una spiegazione di come i nerazzurri abbiano potuto perdere lo scudetto dell'anno scorso.

Per quanto il Milan di Stefano Pioli - un altro chiamato a fare bene in Europa, pena destituzione, ma questa è un'altra storia - abbia avuto i propri meriti, dimostrando di essere la migliore squadra del campionato, non si può davvero fare a meno di ricordare - nemmeno a nove mesi di distanza - come, senza tutta una serie di spropositi che hanno visto protagonisti i nerazzurri e il loro allenatore, il titolo non sarebbe di certo finito sulla sponda rossonera dei Navigli. 

Un fardello che Inzaghi si trascina dietro sin dalla scorsa estate. Una vera e propria zavorra con il quale sa di essere obbligato a convivere fin quando non riuscirà a conquistare un trofeo - uno davvero importante - che possa cancellare quella cocentissima delusione. Anche perché aveva ricevuto una gran bella eredità, quella lasciata da Antonio Conte, e la sua Inter non era favorita, bensì super favorita per bissare il titolo vinto dal tecnico pugliese.

L'Inter celebra la vittoria nell'ultima Supercoppa
L'Inter celebra la vittoria nell'ultima SupercoppaAFP

Suo malgrado, come dicevamo, sotto questo aspetto, aver vinto una Coppa Italia e due Supercoppe italiane non sarà sufficiente a saldare il debito contratto con buona parte dell'opinione pubblica nerazzurra che, dalla scorsa estate, continua a chiederne la testa.

Ed è per questa ragione che il sogno Champions di Inzaghi potrebbe trasformarsi nel suo peggior incubo. L'Inter non è il Real Madrid e, quindi, non è obbligato a vincere la massima competizione europea o, quantomeno, ad arrivare fino all'atto conclusivo della competizione per non dover archiviare la propria campagna europea alla voce "fallimenti".

Tuttavia, la distanza dal Napoli in campionato invita a pensare, anche tra i tifosi più ottimisti, che per il secondo anno consecutivo, l'Inter non vincerà lo scudetto e, sebbene sia dura da assimilare, che sarebbe cosa buona e giusta cominciare a concentrarsi sul lavoro da fare per assicurarsi una delle prime quattro piazze ed evitare, così, che una stagione fallimentare diventi drammaticamente catastrofica.

Sergio Conceiçao
Sergio ConceiçaoAFP

E così, l'unico davvero obbligato a fare grandi cose in Europa è proprio Inzaghi che, in caso di eliminazione contro il Porto, rischierebbe addirittura il licenziamento in tronco. E, se così non fosse, le ragioni andrebbero ricercate nei 5,5 milioni annui che l'Inter dovrebbe continuare a pagargli fino al 2024 e, soprattutto, nel fatto che il club nerazzurro non avrebbe ancora pianificato, a causa dei noti problemi societari, il proprio futuro. Il che non sarebbe una gran bella notizia nemmeno per lui che si ritroverebbe, infatti, al timone di una nave senza bussola destinata ad arenarsi sulla prima spiaggia. Anzi, l'ultima.

A emettere la sentenza definitiva potrebbe essere un vecchio conosciuto della San Siro nerazzurro, quel Sergio Conceiçao, uno che tutte le volte che si è ritrovato di fronte le squadre della Serie A (Roma, Juve, Lazio e Milan) in Europa le ha sempre eliminate. Un allenatore che, proprio per il suo passato interista, è stato associato spesso e volentieri alla panchina della Beneamata. E non c'è dubbio che, in questo senso, uscire vittorioso dall'ottavo di Champions che comincia domani sera e si conclude il prossimo 14 marzo, sarebbe una ragione in più per riportarlo a Milano.