L’allenatore del Boca Juniors è deceduto all’età di 69 anni, come annunciato giovedì (nella notte italiana) dalla Federazione calcistica argentina. La condizioni di salute di Russo si erano aggravate nelle ultime settimane.
L’ultima partita del Boca Juniors a cui aveva assistito risale al 21 settembre, in occasione del 2-2 contro il Central Córdoba, incontro di campionato disputato alla Bombonera.
Il club non ha mai fornito dettagli ufficiali sulle sue condizioni, ma secondo i media argentini Russo, a cui era stato diagnosticato un tumore alla prostata nel 2017, avrebbe contratto una infezione alle vie urinarie.
In un comunicato, il Boca Juniors ha espresso “profonda tristezza” per la scomparsa del suo allenatore.
“Miguel lascia un segno indelebile nel nostro club e sarà sempre un esempio di gioia, umanità e dedizione”, si legge nella nota.
In sua assenza, il vice Claudio Ubeda aveva assunto la guida della squadra.
Uomo di poche parole, Russo ha allenato per oltre metà della sua vita e, dopo importanti esperienze con Boca Juniors, Rosario Central ed Estudiantes de la Plata, era stato anche indicato come possibile commissario tecnico della nazionale argentina.
Da calciatore, Russo ha trascorso tutta la carriera con l’Estudiantes, dal 1975 al 1988, facendo parte di uno dei centrocampi più memorabili del calcio argentino insieme ad Alejandro Sabella, Marcelo Trobbiani e Jose Daniel “Bocha” Ponce.
Fu convocato in nazionale, ma non venne selezionato per il Mondiale 1986, quello in cui Diego Maradona guidò l’Argentina al trionfo.
Anni dopo, Russo ammise di aver provato rabbia per l’esclusione, ma raccontò che l’iconico allenatore Carlos Bilardo gli spiegò: “‘Il giorno in cui diventerai allenatore, capirai come mai prima d’ora. E poi, ho capito.”
La sua bacheca non era ricca di trofei, ma aveva la capacità di rilanciare le grandi squadre.
Il suo primo titolo in massima serie arrivò con il Velez Sarsfield nel 2005. Successivamente, su richiesta di Maradona, fu chiamato a guidare il Boca Juniors, che portò al trionfo nella Copa Libertadores 2007, il suo più grande successo da allenatore.
Con il Rosario Central, con cui aveva già evitato la retrocessione in due occasioni, ha suggellato un legame eterno vincendo la Coppa di Lega nel dicembre 2023.
Nel 2017, guidò i colombiani del Millonarios al titolo nazionale appena un giorno dopo una seduta di chemioterapia, conquistando l’affetto eterno di Bogotà.
Nel mese di giugno aveva accettato di tornare per la terza volta sulla panchina del Boca Juniors, a quattro anni dall’esonero arrivato dopo appena sei partite dall’inizio della nuova stagione.