La rimessa laterale è probabilmente il calcio piazzato più sottovalutato del gioco. Ma difficilmente resterà tale ancora a lungo. Flashscore ha intervistato Thomas Gronnemark, lo specialista danese che ha rivoluzionato l’approccio del Liverpool sotto la guida di Jürgen Klopp e che detiene il Guinness World Record per la rimessa laterale più lunga.
Le sue riflessioni svelano come le squadre di alto livello stiano trasformando quello che era un momento trascurato in una vera arma offensiva. Con fino a 60 rimesse laterali a partita, i numeri parlano chiaro: padroneggiare questo “piccolo dettaglio” può fare la differenza tra vincere e perdere.
Un tempo la rimessa laterale era talmente frequente nell’arco dei 90 minuti da passare quasi inosservata. Il pallone usciva, un giocatore lo recuperava e riportava subito il gioco in movimento. Nessun valore aggiunto, nessuna attenzione particolare.
Negli ultimi anni, però, la ricerca del vantaggio competitivo ha spinto allenatori, analisti e specialisti a studiare ogni minimo aspetto del gioco. E così la percezione della rimessa laterale è cambiata radicalmente.
Quello che un tempo sembrava un momento trascurabile oggi è studiato, allenato e sfruttato come un vero schema offensivo. Un calcio piazzato a tutti gli effetti, che se eseguito con precisione può risultare pericoloso quanto un corner o una punizione.
I numeri lo confermano: nelle ultime nove stagioni di Premier League, le rimesse laterali lunghe dirette in area sono passate da una media di 1,5 a partita a 4,1 nell’annata in corso, secondo i dati Opta. E l’impatto è concreto: nelle 110 gare finora disputate, da queste situazioni sono scaturiti 11 gol. In pratica, ogni dieci partite una squadra trova la rete… con una rimessa laterale.
Ma andare lungo non è l’unica opzione. “Ci sono due tipi di rimesse laterali: quelle lunghe, che possono somigliare ai calci d’angolo e richiedono un esecutore di livello mondiale, e quelle veloci e intelligenti, che si verificano in tutto il campo e assomigliano più a una situazione di gioco semi-aperta”, spiega Thomas Gronnemark, che ha accettato di parlare con Flashscore dei dettagli tecnici di una rimessa ben fatta.
Gronnemark, ex velocista, cestista e bobbista, detiene il Guinness World Record per la rimessa laterale più lunga al mondo (51,33 metri) e da quasi vent’anni è considerato uno dei massimi specialisti in questa particolare fase del gioco.
La sua esperienza più celebre resta quella maturata nei cinque anni trascorsi nello staff tecnico del Liverpool, dove fu voluto direttamente da Jürgen Klopp. L’allenatore tedesco, dopo aver individuato nelle rimesse laterali sotto pressione uno dei punti deboli della squadra durante la sua seconda stagione ad Anfield, contattò personalmente il tecnico danese per integrarlo nel gruppo di lavoro.
“Se ricevi il pallone velocemente da una rimessa laterale, hai circa 15-20 secondi per creare spazio, e la creatività e le scelte diventano fondamentali”, spiega Gronnemark.
“Quando le squadre perdono il possesso dopo una rimessa, commentatori e tifosi di solito lo accettano, ma perdere il pallone così può essere importante quanto perderlo in azione. Con 40–60 rimesse a partita, è un aspetto molto rilevante del calcio, non un dettaglio trascurabile. Migliorare le rimesse può influire molto sui risultati."
"La magia non sta solo nella velocità"
Con la diffusione crescente delle rimesse lunghe, molti analisti sottolineano come, paradossalmente, una rimessa battuta in velocità possa risultare ancora più incisiva. Andare lungo concede alla difesa il tempo di riorganizzarsi e prendere posizione; una rimessa immediata, invece, permette di colpire un reparto arretrato che non ha ancora trovato gli equilibri.
Resta, però, una questione di contesto. “Una rimessa veloce può essere molto efficace, ma ciò che conta davvero è la zona in cui viene indirizzato il pallone e la consapevolezza spaziale dei giocatori”, avverte Gronnemark. “La cosa peggiore è rimettere in gioco rapidamente in un’area ad alta pressione.”
“La magia non sta solo nella velocità, ma nelle scelte: sapere quando serve rapidità e quando invece bisogna aspettare l’apertura. Le squadre migliori vengono allenate proprio su questo, imparando con esercizi a creare spazio e massimizzare le occasioni.“

Una rimessa lunga, quando eseguita alla perfezione, può trasformarsi in un’arma offensiva efficace quanto un calcio d’angolo. Le dinamiche del successo, del resto, sono molto simili: servono “giocatori bersaglio” forti nel gioco aereo, una serie di varianti tattiche preparate in allenamento e un esecutore di livello assoluto. O, per dirla meglio, un vero e proprio lanciatore.
“Un buon esecutore può lanciare il pallone almeno a 34 metri”, dice Gronnemark. “Molte squadre falliscono perché i loro lanciatori non hanno abbastanza distanza o opzioni. Se arrivi solo al limite dell’area piccola, le possibilità diminuiscono e hai meno varianti tattiche a disposizione.
“Con rimesse più lunghe, si apre più spazio per le strategie e si rende la vita difficile alle difese. Più lungo è il lancio, più bersagli e flessibilità tattica hai”, aggiunge.
La varietà tattica è proprio ciò che molte squadre ancora sbagliano. “Lanciano lungo solo per avvicinarsi all’area. Guardano i dati e vedono che le rimesse lunghe vicino all’area portano più successo, quindi ci provano. Ma senza la padronanza della creazione di spazi e della strategia, le rimesse lunghe non sono sempre efficaci”, insiste Gronnemark.
“Servono strategia, abilità e creatività. Le rimesse lunghe vanno allenate seriamente, non usate come scorciatoia. Se non sei di livello mondiale nelle rimesse lunghe, lavora di più sulla creazione di spazi”, aggiunge l’esperto danese.
Osservare lo spazio
Sempre più squadre studiano la rimessa lunga come opzione offensiva, ma sembra che fatichino ancora a difenderla. Diversamente dai corner, i portieri raramente escono per respingere o bloccare il pallone. Forse perché le aree bersaglio sono ancora più affollate in uno spazio ridotto. “Se si va in una zona con sei o sette giocatori e si sbaglia, il rischio di subire gol è enorme”, dice Gronnemark.

Come spiega il coach, difendere le rimesse lunghe non significa solo marcare l’uomo. Bisogna chiudere gli spazi: “I difensori devono collaborare per coprire le piccole zone che gli attaccanti cercano di sfruttare con le deviazioni. La vera abilità sta nel riconoscere e chiudere i varchi in tempo reale, non solo nel marcare. Le squadre devono saper osservare e chiudere gli spazi per difendere efficacemente."
Chi ama studiare il regolamento potrebbe notare che c’è una regola ancora poco sfruttata: non si può andare in fuorigioco su rimessa laterale. Gronnemark non pensa che questa regola cambierà presto.
“L’assenza del fuorigioco rende il gioco più creativo e vivace. Se si togliesse questa possibilità, sarebbe meno divertente per i tifosi”, sostiene.
Ascoltare e imparare
Parlando di divertimento, i tifosi più tradizionalisti potrebbero sostenere che l’analisi minuziosa di ogni dettaglio finisca per togliere spontaneità al calcio. E che anche i giocatori, ormai, siano sommersi da una quantità quasi ingestibile di informazioni.
Nei club di alto livello, del resto, gli staff tecnici sono spesso numerosi quanto la rosa stessa. Esiste uno specialista per ogni fase del gioco. E ora, persino un allenatore dedicato alle rimesse laterali?
“Capisco questa opinione, ma dalla mia esperienza i giocatori sono di solito motivati dall’allenamento sulle rimesse”, ribatte Gronnemark.
Alla fine, lo vivono come una sfida: chi non vorrebbe essere il giocatore che lancia più lontano? E soprattutto vedono i risultati. Quando Gronnemark arrivò al Liverpool, la squadra passò da essere sempre tra le favorite a vincere la Champions League.
Ovviamente, non fu certo solo merito delle rimesse laterali. Ma rappresentarono uno degli aspetti che Jürgen Klopp riteneva fondamentale perfezionare per portare la sua squadra a un livello superiore.
“Jurgen aveva individuato le rimesse sotto pressione come punto debole. Quando mi presentò alla squadra, spiegò direttamente perché mi aveva voluto, cosa potevo offrire e mostrò fiducia in me. Così i giocatori si fidarono subito”, ricorda Gronnemark.
“Comunicazione e fiducia da parte dei leader sono fondamentali per creare gruppi motivati per l’allenamento specialistico."
Gronnemark crede che una delle qualità principali di Klopp sia qualcosa da cui molti, dentro e fuori dal calcio, possono imparare: “Non è solo un allenatore ambizioso, carismatico e spiritoso, ma anche un grande ascoltatore. Mi ha dato piena libertà di allenare le rimesse e analizzare la squadra. Era aperto alle idee e non aveva paura di perdere il controllo quando qualcun altro aveva competenze specifiche.
“Essere curiosi e aperti è il modo per migliorare, ed è ciò che ho imparato lavorando con Jürgen Klopp.”
