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Gli organizzatori della Vuelta annullano l’11° tappa per via di proteste pro Palestina

I manifestanti hanno interrotto l’arrivo dell’11° tappa della Vuelta
I manifestanti hanno interrotto l’arrivo dell’11° tappa della VueltaČTK / AP / Miguel Oses
Nessun vincitore per la tappa di oggi del giro iberico, dopo che gli organizzatori hanno deciso di concludere la corsa a tre chilometri dal traguardo a causa delle proteste a favore degli abitanti di Gaza che hanno creato disordini all’arrivo a Bilbao.

"A causa di alcuni incidenti sulla linea d’arrivo, abbiamo deciso di prendere i tempi a tre chilometri dal traguardo. Non ci sarà un vincitore di tappa. Assegneremo i punti per la classifica della montagna e per lo sprint intermedio, ma non all’arrivo". Così recita il comunicato ufficiale diramato oggi dagli organizzatori della Vuelta, in arrivo a Bilbao.

I disordini sono iniziati presto, quando la corsa è stata fermata nella zona neutra dopo che alcuni manifestanti con uno striscione pro Palestina si sono radunati sulla strada, prima di essere allontanati dalla polizia. Più tardi, altri manifestanti hanno teso uno striscione davanti al gruppo, ma i corridori sono riusciti a passare senza problemi e lungo tutto il percorso si sono viste sia bandiere basche che palestinesi.

La tappa di 157,4 km, partita e conclusa a Bilbao, era ormai negli ultimi 20 chilometri quando è arrivato l’annuncio, mentre i principali uomini di classifica generale si stavano dando battaglia davanti al gruppo. Il leader della corsa Jonas Vingegaard (Visma-Lease a Bike) e il britannico Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team) si sono staccati dagli avversari negli ultimi chilometri, arrivando per primi al traguardo anticipato.

Pidcock ha attaccato sull’ultima salita, l’Alto de Pike, e solo Vingegaard è riuscito a seguirlo, lasciando Joao Almeida (UAE Team Emirates-XRG), che aveva iniziato la giornata terzo in classifica generale a 38 secondi dal leader, staccato.

Dopo che il gruppo aveva annullato i primi tentativi di fuga, un drappello di 12 corridori, tra cui quasi tutti i pretendenti alla classifica generale, si è avvantaggiato vicino alla cima di El Vivero, a 24 chilometri dal traguardo. La corsa era già transitata sul rettilineo d’arrivo in precedenza e si era capito che la polizia faticava a contenere le centinaia di manifestanti con bandiere palestinesi.

"Siamo passati sulla linea d’arrivo, li abbiamo già visti lì sulla strada, credo che la polizia sia riuscita a tenerli lontani," ha raccontato Vingegaard. "C’è stato un momento in cui hanno provato a bloccarci sulla penultima salita, ma siamo riusciti a passare."

Il finale della corsa è stato surreale, con Vingegaard e Pidcock incerti su dove fosse esattamente il nuovo traguardo.

"È difficile descrivere la delusione, sinceramente," ha detto Pidcock. "Sentivo che oggi poteva essere la mia giornata. Penso che ci debba sempre essere una linea d’arrivo." Il britannico ha anche voluto mandare un messaggio ai manifestanti: "Metterci in pericolo non aiuterà la vostra causa".

Anche Vingegaard si è detto deluso, soprattutto perché aveva un motivo speciale per puntare alla vittoria di tappa: "Oggi è il compleanno di mio figlio, compie un anno e volevo vincere per lui. Abbiamo lavorato tutto il giorno per questo e non avere la possibilità di provarci è davvero un peccato."

Prima della tappa, l’Associazione dei Ciclisti Professionisti (CPA) aveva chiesto maggiori misure di sicurezza alla Vuelta dopo diversi episodi che avevano già sollevato preoccupazioni per l’incolumità dei corridori, con il team Israel-Premier Tech particolarmente preso di mira.

Martedì, nella 10° tappa, si era verificato un incidente che aveva provocato la caduta di un corridore, mentre nella cronometro a squadre della quinta tappa il team Israel-Premier Tech era stato fermato in strada da un gruppo di manifestanti con bandiere palestinesi.