Il fato dei predestinati è bizzoso. E tremendamente altalenante. Può cambiare in pochissimo tempo, come il vento nelle mezze stagioni. E in questo inizio di primavera la folata del Signal Iduna Park ha giocato un brutto scherzo a Gianluigi Donnarumma, capitano dell'Italia che ha nuovamente perso un'opportunità in una doppia eliminatoria da dentro o fuori. Purtroppo per lui, in quanto depositario della rutilante fascia al braccio, le proteste contro l'arbitro Marciniak che lo hanno distratto al momento del secondo gol di Jamal Musiala ne rispecchiano la mancata solidità in alcuni frangenti. E lo rendono la cartina al tornasole della nazionale tutta.
Eroe poco più di dieci giorni prima in un altro catino glorioso come Anfield, dove con due rigori parati aveva regalato al Paris Saint Germain il passaggio ai quarti di finale di Champions League nientemeno che contro il Liverpool, Gigio è diventato nuovamente villano in Germania. Sia chiaro, il secondo gol è sua responsabilità in quanto invece di settare le marcature ha lasciato la porta sguarnita, ma la mediocrità della truppa azzurra è responsabilità di ogni giocatore in campo. E anche del commissario tecnico.
Recidivo
Quello del portiere, è ben noto, è un mestiere ingrato. Perché a volte bisogna fare una parata nell'unica occasione a disposizione degli avversari. E quando il giusto mix tra freddezza e reazione atletica viene a mancare, anche un movimento collaudato può riuscire male. Ma l'errore di ieri sera non è il classico in cui è incappato il capitano azzurro, protagonista in passato di una serie di, come direbbero in Francia, "boulettes". A Dortmund non abbiamo assistito a una mancata presa o a un tardivo movimento per evitare il gol avversario. Si è trattato di un errore di concetto. Nulla a che vedere, dunque, con altri gol clamorosamente incassati in passato sempre al Westfalen Stadion contro i tedeschi o con quello su punizione di Bardi contro la Macedonia del Nord, quando si fece beffare sul proprio palo.
E, tanto per essere precisi, non si tratta nemmeno di uno sproposito derivante da un passaggio coi piedi effettuato male, come in varie occasioni col Milan e col Psg, tra le quali spicca una che riaprì i giochi in un'eliminatoria di Champions League di vari anni fa. Recidivo, il portiere classe 1999 non ha rivali nelle gerarchie dei suoi pari ruolo in azzurro. E per il momento neanche a Parigi. Eppure, anche stavolta è uscito ridimensionato da un grande appuntamento.
Futuro incerto
Se per Luciano Spalletti non vi sono dubbi sul fatto che Gigio sia il numero 1 assoluto per l'Italia, sia come massimo rappresentante sia come portiere titolare, a Parigi stanno invece iniziando ad agire per trovargli un'alternativa valida. E il nome di Lucas Chevalier, fenomenale 23enne portiere del Lille, è quello più probabile. Il contratto del campano con il club parigino scade nel giugno del 2026, e non sono ancora in corso trattative per il rinnovo. La fine del suo vincolo contrattuale col Psg sarebbe dunque in concomitanza con i Mondiali dell'anno prossimo. Sempre e quando l'Italia vi partecipi.

Il girone che aspetta gli azzurri, infatti, propone l'insidiosa Norvegia di Erling Haaland come principale ostacolo. E dopo due qualificazioni mancate di seguito, la pressione sarà tanta sulla squadra capitana da Gigio, un ragazzo che l'Italia ai Mondiali l'ha vista in televisione quando era ancora nella primavera del Milan, ben 11 anni fa. E dopo aver ciccato l'appuntamento del Qatar, nel quale sarebbe arrivato da totem della vittoria all'Euro 2020, adesso ha il dovere di trascinare lui gli azzurri al prossimo appuntamento iridato. Per farlo, però, dovrà stare attento a ogni dettaglio. E non solo tra i pali ma anche a palla ferma.