C'era tantissima voglia di rivalsa in casa Inter dopo la batosta di giovedì a Firenze. E dopo meno di un minuto una percussione dalla destra faceva subito capire quanto fossero determinati i padroni di casa. A culmine di questa azione il tiro al volo di Lautaro a sibilare di pochissimo al lato del palo. Un'iniziativa simbolica della fame dei nerazzurri appena scesi in campo. Colui che però aveva più bisogno di una scossa era quel Calhanoglu che da molto non mostrava la sua miglior versione. La sua botta da fuori all'ottavo, centrale per De Gea, era un primo sforzo non premiato ma comunque significativo.
Al quarto d'ora il gesto più bello del match, con Barella che pescava in area un cross di Carlos Augusto con una rovesciata di sinistro che, nonostante lo splendido gesto atletico, non aveva successo. Era l'ennesimo affondo di un'Inter aggressiva e tambureggiante. Poi, dopo il palo di Carlos Augusto e la traversa di Lautaro, un corner raccolto in extremis da Bastoni provocava l'episodio più controverso. Ossia quello dell'autogol di Pongracic in seguito al contestatissimo angolo, con il match che si sbloccava alla mezz'ora dopo una deviazione sfortunata del difensore viola in un'azione che, da quanto visto nel replay, non si sarebbe dovuta sviluppare.
Il tutto subito dopo l'uscita di Marcus Thuram per Arnautovic, causata da una contusione alla caviglia per il francese. Aver rotto gli indugi infondeva ancora più sicurezza all'Inter, che andava alla ricerca del raddoppio mantenendo chiusa la Fiorentina, che vedeva in Beltran e Kean due punte troppo isolate per provare a inventare qualcosa. Poi, dopo un corner raschiato a destra della porta avversaria, Gosens di avventava di testa trovando la mano staccata di Darmian, il cui tocco veniva punito dall'arbitro La Penna dopo revisione al Var. Mandragora era gelido davanti a Sommer, che veniva totalmente spiazzato, e trovava il gol del pari prima dell'intervallo.
Nel secondo tempo Inzaghi dava spazio a Zielinski per Calhanoglu, poco reattivo e ammonito nel finale della prima parte insieme a Parisi per un diverbio con l'esterno viola. E, cambiando l'ordine dei fattori, il risultato era lo stesso, ossia il dominio assoluto di un'Inter che dopo un paio di incursioni riportava avanti il muso al 53esimo con un colpo di testa ravvicinato di Arnautovic su cross delizioso di destro di Carlos Augusto dopo un possesso palla avvolgente al limite dell'area.
Il tripudio per aver nuovamente ripreso il controllo generava altre sgroppate interiste, come quella che vedeva Bastoni guadagnare al limite una punizione che Barella calciava dolcemente a pochi centimetri dall'incrocio. A meno di mezz'ora dalla fine Palladino stravolgeva la squadra dando spazio a Cataldi, Folorunsho, Fagioli e Zaniolo, nel tentativo di trovare una vibrazione alternativa e positiva. Il tutto mentre la cadenza della spinta dei padroni di casa scemava per forza di cose. Al 78esimo la combinazione tutta polacca tra Zielinski e Zalewski, entrato per un affaticato e ammonito Bastoni, provocava un bel diagonale dell'ex romanista, che però veniva deviato e finiva fuori di poco.

Dopo l'ingresso di Gudmundsson, la Viola trovava più palleggio e saliva sempre di più, mettendo per qualche minuto con le spalle al muro un'Inter stanchissima e votata alla difesa, fino a quando all'87esimo Carlos Augusto non scaldava le mani di De Gea con una botta centrale da oltre venti metri. Anche i toscani, però, erano appannati, e Sommer non veniva praticamente mai sollecitato. E il match si spegneva lentamente, portando così alla vittoria fondamentalmente meritata da parte di un'Inter adesso a un solo punto dal Napoli capolista.