Con l’avvicinarsi del nuovo anno, la Serie A 2026 entra nella sua fase più delicata. Le classifiche iniziano a pesare, i margini d’errore si assottigliano e le panchine meno solide cominciano a scottare. Tra salvezze da conquistare e progetti che faticano a decollare, diversi allenatori sanno che il 2026 potrebbe essere decisivo per il loro futuro.
Paolo Zanetti - Verona
Due vittorie che valgono più di tre punti. I successi contro Atalanta e Fiorentina sono stati una vera boccata d’ossigeno per Paolo Zanetti, capace di restituire fiducia a un ambiente che sembrava sul punto di cedere. Risultati pesanti, che hanno rallentato le voci e concesso tempo prezioso al tecnico veneto.
Ma la strada resta in salita. Il Verona è ancora pienamente immerso nella bagarre salvezza e il ko di San Siro ha ricordato quanto sottile sia il confine tra ripartenza e ricaduta. Ogni passo falso, ora, rischia di allargare in modo pericoloso il distacco dalla diciassettesima posizione, linea invisibile che separa speranza e paura.

Già in bilico a inizio dicembre, Zanetti resta tra i profili più esposti. Il calendario non aiuta e senza continuità il nuovo anno potrebbe aprirsi con scenari tutt’altro che rassicuranti.
Paolo Vanoli - Fiorentina
Quella di Paolo Vanoli è una situazione quasi paradossale. Arrivato da pochi mesi sulla panchina viola, l’allenatore non è ancora riuscito a trovare la chiave giusta per dare equilibrio e identità a una squadra che appare fragile, confusa, spesso irriconoscibile.
La Fiorentina, storicamente distante dalle zone calde della classifica, si ritrova oggi a fare i conti con una realtà che non le appartiene. Un’inquietudine che cresce partita dopo partita.

Se il 2026 non porterà una svolta immediata e chiara, la società potrebbe essere costretta a una decisione drastica: sarebbe il terzo cambio in panchina in appena dodici mesi. Una scelta estrema, ma forse inevitabile per evitare un finale di stagione che rischia di diventare un incubo.
Marco Baroni - Torino
Il Torino di Marco Baroni è ancora alla ricerca di sé stesso. La prima parte di stagione ha lasciato più dubbi che certezze, con prestazioni altalenanti e sconfitte pesanti che hanno lasciato il segno. Il 6-0 contro l’Inter, il 5-1 subito dal Como e la beffa contro il Milan, arrivata dopo aver dilapidato un doppio vantaggio, sono ferite ancora aperte.
Scossoni che hanno già prodotto una vittima eccellente: l’esonero del direttore sportivo Davide Vagnati. Ora, inevitabilmente, i riflettori si spostano sull’allenatore.

Baroni è chiamato a una svolta rapida, concreta, visibile. Perché senza un cambio di rotta netto, il rischio di un addio anticipato smetterà presto di essere solo un’ipotesi.
Alberto Gilardino - Pisa
Non è sereno neppure il clima attorno ad Alberto Gilardino. Il Pisa, tornato in Serie A con entusiasmo e aspettative, non vuole arrendersi all’idea di una retrocessione immediata. Eppure i numeri iniziano a raccontare una storia preoccupante: una sola vittoria casalinga, un solo gol segnato davanti al proprio pubblico e il terzo peggior attacco del campionato.
La società è consapevole che allontanare un profilo come Gilardino non sarebbe una scelta istintiva né semplice. Ma con il passare delle settimane la pressione cresce, e le voci su possibili alternative - tra cui quella di Davide Ancelotti - si fanno sempre più insistenti.

Se la classifica non dovesse offrire segnali di miglioramento nel breve periodo, l’idea di puntare su un’altra scommessa o di affidarsi a un traghettatore esperto in salvezze potrebbe smettere di essere una semplice suggestione e diventare una necessità concreta.
