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Lautaro si racconta a France Football: dall'incubo delle finali perse fino a Inzaghi e Calha

Lautaro Martinez
Lautaro MartinezBUDA MENDES / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP
Il leader nerazzurro alla rivista francese racconta di tutto: le notti di Istanbul e Monaco, il rapporto con l'ex mister e il compagno di squadra, le ambizioni personali e la voglia di emergere ancora.

Attualmente impegnato con la Nazionale argentina, con cui ha anche segnato nel 3-0 contro il Venezuela, Lautaro Martinez si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a France Football.

L'attaccante sudamericano ha parlato un po' di tutto: dal presente all'Inter, alle due finali di Champions League, dal rapporto con Simone Inzaghi fino ad alcuni aspetti della sua sfera personale. 

Istanbul e Monaco di Baviera

"Abbiamo giocato due finali di Champions in tre anni. Abbiamo sempre fatto un ottimo percorso, ma ci è sempre mancato quel qualcosa in più nell'ultima partita".

Così ha esordito Martinez su un tema ancora caldo, quello relativo ai ko europei. "Quella col PSG mi è costata molto, ho fatto fatica ad accettarlo, eravamo preparati e fiduciosi. Niente è andato come sperato, il dolore è stato ancora più grande. Sono cicatrici che devono guarire. Ci siamo sentiti impotenti. Non siamo riusciti a mettere in pratica quello che avevamo preparato. E ci ha fatto arrabbiare. Era il loro giorno, hanno meritato. Ho fatto i complimenti ad Hakimi e Donnarumma".

Il post 5-0: "Il dolore più profondo che abbia mai provato"

Lautaro ha raccontato anche di com'è stato difficile affrontare il dopo: "Male, male, male. Dopo qualche giorno di pausa sono rientrato in nazionale e poi sono partito per il Mondiale per Club. C'è stata una settimana in cui il dolore è stato fortissimo, difficile da digerire. Dopo non c'è tempo per lamentarsi; bisogna ricominciare e continuare, voltare pagina, conservare le cose buone, migliorarle. Per cinque giorni dopo la finale non ho parlato con nessuno. Volevo parlare con la gente, con i miei compagni, ma non ci sono riuscito. Non è uscito niente. Ero bloccato. Ero un po' ansioso e triste perché è stato un duro colpo. Avevamo la possibilità di vincere tre titoli e alla fine ci ritroviamo così, senza niente. È il dolore più profondo che abbia mai provato".

Simone Inzaghi

La ricostruzione del sudamericano sull'addio dell'allenatore: "È difficile da spiegare quanto successo a Monaco. Il Napoli, che ha vinto lo Scudetto, ha giocato solo in campionato. Si è riposato, si è preparato per la partita ogni settimana. Per noi, dall'anno scorso, è stato un accumulo di partite, stanchezza, infortuni, giocatori indisponibili nei momenti importanti. Si è fatto sentire davvero. Ma con ogni stagione si impara. Il futuro di Inzaghi non ha influito in modo negativo. Ognuno è libero di fare le scelte che preferisce. All'epoca, l'allenatore non ci disse che aveva delle offerte, che se ne sarebbe andato e tutto il resto. Eravamo lontani da quelle voci, concentrati sugli obiettivi. Il suo staff ha sempre dimostrato professionalità, ha sempre preparato le cose nel miglior modo possibile. Ci siamo sentiti molto a nostro agio con lui. Era la nostra testa pensante". 

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La lite con Calhanoglu negli USA

Sul rapporto con il turco, Martinez smentisce: "È stato un malinteso. Alcune cose non mi sono piaciute, le mie affermazioni erano generiche e non erano rivolte a lui. Da capitano, è quello che mi è venuto in mente in quel momento. Ad alcuni potrebbe piacere, ad altri no, ma poi ne abbiamo discusso con la squadra, l'allenatore e la dirigenza. E tutto va bene, tutto è stato chiarito. Siamo uniti. Anche Chivu ci sta aiutando molto. Faremo del nostro meglio per lui".

Ambizione

L'argentino ha fatto intendere di sentirsi sottovalutato a livello internazionale: "A volte sì. Forse è una questione di immagine, di marketing, che non mi porta dove merito. Ma do sempre il massimo per i miei compagni di squadra, per la mia maglia. Questo è ciò che conta. Cerco di raggiungere i miei obiettivi per essere in pace con me stesso. A 28 anni, sono molto contento della mia carriera. Aspiro ad essere più riconosciuto. Ma soprattutto io vorrei essere riconosciuto come una persona buona, educata e che si è sempre comportata correttamente".

Autostima e Pallone d'Oro: "Mi aspettavo di finire più in alto"

Alla domanda su come si colloca tra i primi 5 attaccanti al mondo, Lautaro ha risposto così: "Tra i primi cinque. Non voglio fare nomi. Ognuno classifica i giocatori come vuole, ci sono alcuni attaccanti di altissimo livello. Ma quello che ho fatto negli ultimi anni mi permette di essere tra i primi cinque".

Infine, sul Pallone d'Oro: "Non so quale posto potrò rivendicare, ma mi sentivo molto a mio agio. E anche se non abbiamo vinto titoli ho fatto una grande stagione. Merito una buona posizione".

Nel 2024 il centravanti dell'Inter arrivò settimo: "Mi aspettavo di finire più in alto. Rispetto la scelta dei giudici; mi hanno chiesto cosa pensassi e l'ho detto. Sono fatto così, non sono mai stato in mezzo alle cose".

Soprannome e tatuaggi

Si chiude con alcune curiosità legate al famoso soprannome e ai tatuaggi: "Mi chiamano il Toro per via di un ex compagno delle giovanili del Racing. Avevo molta forza, voglia di correre e calciavo forte. Lui diceva sempre che ero un toro. È un animale che mi rappresenta bene. A Buenos Aires me ne sono fatto tatuare sul polso. Volevo tatuarmi la Coppa del Mondo, la Coppa America e i titoli con l'Inter. Ma non l'ho fatto perché, se vinco tutti quelli che sogno di vincere, sarà difficile metterci tutto. Forse farò la data del successo in Coppa del Mondo (18 dicembre 2022). Lo stesso vale per la Champions. Un giorno, magari..."