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La Juventus e il suo circolo vizioso: Motta come Sarri e Pirlo, ma di chi è davvero la colpa?

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MottaVALERIO PENNICINO GETTY IMAGES EUROPEGetty Images via AFP
Il club bianconero ha bisogno di dirigenti che abbiano il coraggio di essere coerenti, ossia di permettere a un allenatore scelto da loro di arrivare fino in fondo al proprio contratto. O di andar via con loro se l'esperienza si sarà rivelata fallimentare. In caso contrario non cresceranno né loro né i proprietari.

Non è di certo questo il primo capitolo del libro di storia della Vecchia Signora in cui si racconta che la Juventus non riesce non solo a conquistare, ma nemmeno a lottare realisticamente per il titolo di campione d'Italia. Scudetto che a Torino non arriva dalla primavera 2020 e che, in quel momento, sembrò il minimo sindacale perché il club bianconero aveva dominato anche le precedenti otto edizioni del campionato di Serie A.

Prova ne sia che, all'inizio della stagione successiva, sulla panchina della società più vincente in Italia non c'era più Maurizio Sarri reo, secondo i dirigenti di allora, di non aver capito la differenza tra Napoli e Juventus. E, invece, dati alla mano, la verità è che erano loro a non aver capito o, meglio, previsto quello che sarebbe successo da quel momento in poi.

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E così, anche la Supercoppa italiana e la Coppa Italia conquistate l'anno successivo da Andrea Pirlo non servirono a garantirgli la conferma. Da allora, l'unico trofeo di cui si è arricchito il museo della Juve è un'altra Coppa Italia, quella vinta l'anno scorso da Massimiliano Allegri.

Poco, troppo poco per un club come quello bianconero. O, quantomeno, questa è la versione che va per la maggiore all'ombra dello Stadium. Eppure, come dicevamo, non è la prima volta e nemmeno la più lunga che la Juventus è costretta a stare a digiuno in Serie A per qualche stagione

Da Trapattoni... a Motta

Al netto delle stagioni imemdiatamente successive a Calciopoli, quando era normale che ci sarebbe voluto qualche anno per tornare in alto (sei, per la precisione), è bene ricordare che, nell'età dell'oro del calcio italiano, il club bianconero è rimasto a secco in Serie A  per nove lunghissimi anni: dal 1986 al 1995, ossia dall'ultimo Scudetto vinto da Giovanni Trapattoni al primo conquistato da Marcello Lippi. Mai, però, era venuta meno l'identità della società, come sta, invece, succedendo oggi.

Oggi, su quella stessa panchina c'è Thiago Motta che, quasi sicuramente, verrà esonerato a giugno (sempre ammesso che ci arrivi...) così com'è successo prima di lui a Pirlo e Sarri che, quantomeno, dalla loro, qualche trofeo in bacheca hanno avuto la cortesia di lasciarlo.

Le ultime partite disputate dalla Juve
Le ultime partite disputate dalla JuveFlashscore

I tre casi, però, sono molto simili perché tutt'e tre sono stati ingaggiati con l'obiettivo di dare una filosofia di gioco più ambiziosa e moderna alla squadra. Nessuno di loro, tuttavia, si è accorto del piccolo grande asterisco in fondo al loro contratto, secondo il quale, nel frattempo, avrebbero dovuto continuare a vincere e, nel caso di Sarri, che non sarebbe bastato nemmeno lo scudetto.

Allegri, dalla sua, di questo aspetto ne è sempre stato al corrente. Tuttavia, nel suo caso, il suo gioco sparagnino lo ha condannato, nonostante il suo passato glorioso, ancora prima che si sapesse se avrebbe vinto qualcosa o no. Perché sulla sponda bianconera di Torino, oggi, bisogna vincere e giocare bene secondo i canoni attuali, quelli che prevedono prevalentemente il pallone tra i propri piedi. E, soprattutto, farlo subito.

Le colpe di Thiago... e di Cristiano

Sia bene inteso: ancor prima delle due pesantissime sconfitte rimediate negli ultimi otto giorni contro Atalanta (0-4) e Fiorentina (3-0), Motta aveva commesso tanti di quegli errori che il suo allontanamento a fine stagione sarebbe assolutamente giustificato. Tuttavia, quando ripartirà, la Juventus dovrà fermarsi un attimo e riflettere sulla propria identità, per ritrovarla, anche se non sarà un Agnelli a prendere il timone in mano.

Solo così potrà crescere, prendendo scelte logiche e, di nuovo, vincenti. Altrimenti, i suoi dirigenti (che non sono proprietari, ricordiamolo sempre questo) continueranno a ingaggiare allenatori alla moda con l'obiettivo di far giocare bene la squadra per poi cominciare a criticarli, già dopo due partite, per non esserci riusciti e finendo, poi, per mandarli via per non aver vinto nulla. 

La Juventus ha bisogno di dirigenti che abbiano il coraggio di essere coerenti, ossia di permettere a un allenatore delle caratteristiche di Sarri, Motta o Pirlo - se sono stati loro a sceglierlo - di arrivare fino in fondo al proprio contratto. O di andar via con loro se l'esperienza si sarà rivelata fallimentare. In caso contrario non cresceranno né loro né i proprietari.

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