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Juventus tra gol incassati e segnati: la panchina è un'arma letale, Verona è la prova del nove

Igor Tudor carica Dušan Vlahović prima del suo ingresso in campo
Igor Tudor carica Dušan Vlahović prima del suo ingresso in campocristiano barni / Shutterstock Editorial / Profimedia
La Juventus di Tudor è una squadra che non conosce mezze misure: se dietro soffre, davanti segna con una ferocia rinnovata. Con una panchina che incide come mai prima, i subentrati sono protagonisti decisivi. Ora, però, con il Verona arriva la prova del nove.

C’è una Juventus che balla dietro e una Juventus che graffia davanti. E, soprattutto, c’è una Juventus che non molla mai. La fotografia della nuova era Tudor è questa: partite sempre aperte, punteggi alti, difesa che soffre ma attacco che trova sempre la strada per restare in corsa.

Le rimonte con Inter e Borussia Dortmund hanno acceso la miccia, restituendo ai tifosi la sensazione di una squadra viva, capace di reagire quando sembra spacciata. Sì, i bianconeri prendono troppi gol. Ma altrettanti ne segnano, con una ferocia che nelle ultime stagioni sembrava un ricordo lontano.

Panchina d’oro

Il dato che racconta meglio di mille parole la nuova Juve è quello dei gol segnati dai subentrati: cinque su undici, praticamente la metà. Tre in campionato, due in Champions, nessuno ha fatto meglio. Dietro i numeri ci sono nomi pesanti: Adžić contro l’Inter, con quel destro che ha piegato Sommer, e Vlahović, autore di ben quattro reti dalla panchina, due contro il Borussia Dortmund, una contro il Parma e una contro il Genoa.

La panchina non è più un luogo per scontenti, ma il vero motore di una squadra che si accende quando il cronometro corre. Tudor lo ripete spesso: “Il calcio è cambiato, si gioca negli ultimi venti minuti. Non ci sono titolari e riserve”. La sua Juve ne è la dimostrazione.

I giocatori bianconeri in gol negli ultimi 25'
I giocatori bianconeri in gol negli ultimi 25'Opta by Statsperform / Marco BERTORELLO / AFP)

C’è anche un aspetto tecnico: il tecnico croato può pescare da un attacco ricco come non accadeva da tempo. Sei punte diverse - Vlahović, Yıldız, David, Openda, Conceição e Zhegrova - che garantiscono varietà di soluzioni. È un lusso che i predecessori non avevano. Ma c’è soprattutto un aspetto mentale: la percezione che chiunque entri possa fare la differenza. È lo spirito che Tudor ha saputo instillare, e che oggi trasforma i “cambi” in protagonisti.

Certo, le reti incassate restano un punto interrogativo. Tudor lo ha detto senza giri di parole: “Abbiamo subito perché di fronte avevamo due squadre di livello mondiale”. Una spiegazione che regge fino a un certo punto, ma che ora verrà messa alla prova. Perché con il Verona non ci saranno alibi: se la Juve continuerà a incassare gol, allora il problema sarà strutturale, non solo frutto della forza degli avversari.

La prova del nove

Ecco perché la sfida contro la squadra di Paolo Zanetti diventa spartiacque. Non solo per la classifica, ma per capire se questa Juve è davvero quella che Tudor racconta: coraggiosa, resiliente, capace di soffrire contro i grandi ma anche di controllare contro chi grande non è.

Verona sarà il termometro: se i bianconeri continueranno a incassare gol, il problema non sarà più solo il livello degli avversari. Se invece emergerà una Juventus solida oltre che reattiva, allora Tudor potrà dire di aver davvero girato pagina.

Intanto, una certezza c’è: questa Juve non lascia mai nulla di intentato. Cade, si rialza, lotta fino all’ultimo. E spesso, quando gli altri pensano che sia finita, trova il modo di riscrivere il finale.