Come riportato questa mattina dal Corriere della Sera, un inquietante scenario prende forma dalle indagini su Nicolò Fagioli, il giovane centrocampista della Fiorentina coinvolto in un complesso intreccio di debiti legati alle scommesse. Al centro della vicenda, emerge la figura misteriosa di Nelly, un individuo la cui identità rimane sconosciuta, ma le cui minacce sono giunte tramite una SIM registrata a un cittadino svizzero. Nessuno sembra essere in grado di svelare la vera identità di questa figura minacciosa, che ha messo sotto pressione il calciatore.
Le parole di Nelly sono state chiare e dirette: “Ti faccio smettere. Te faccio mettere a fare il muratore. Ti levo pure la penna per firma’ i contratti”. Minacce che hanno segnato un capitolo buio nella vita di Fagioli, che in passato aveva già mostrato segni di forte pressione e che confermano le dichiarazioni emerse in passato.
“Tu credi che mi faccia prendere per il c… da te”, diceva Nelly, e Fagioli, incapace di sfuggire a una situazione troppo grande per lui, cercava di giustificarsi: “Ho fatto un errore più grande del mio stipendio annuale… ho chiesto una mano per darteli”. Il debito che lo opprimeva, stimato dal Corriere in circa un milione e mezzo di euro, lo stava trascinando in un vortice di angoscia e confusione, minacciando di distruggere sia la sua carriera che la sua vita.
Le comunicazioni che emergono dagli atti legali dipingono un quadro sempre più drammatico. In un messaggio, Fagioli esprimeva rabbia: “Vogliamo fare a chi è più cattivo? Li faccio sparare a questi”, ma poco dopo cambiava tono, mostrando consapevolezza della gravità della sua situazione. Con Marco, figlio dell’ex calciatore Bruno Giordano e amico vicino all’ambiente calcistico, il centrocampista si sfogava: “Non c’è da scherzare con questi, anche a mettere in mezzo altre persone succede un casino”. Le minacce, le pressioni e le richieste di pagamento aumentavano, e Fagioli si trovava a dover restituire cifre insostenibili: “Al mese il 7%, sono 140.000 euro”.
Spunta il nome di Morata nel sistema prestiti
Nel settembre del 2022, Fagioli cercò di trovare una via d'uscita, chiedendo prestiti a vecchi amici, compagni e ex compagni di squadra. Non chiedeva direttamente denaro, ma proponeva affari vantaggiosi, come l’acquisto di Rolex a prezzi stracciati da rivendere a un valore più alto. Alcuni conoscenti, tra cui l'ex compagno di squadra alla Juventus Alvaro Morata, venivano citati come intermediari di questi affari.
Le indagini hanno rivelato che ben 31 persone avevano effettuato pagamenti alla gioielleria Elysium, confermando che l'affare sembrava essere andato avanti. Tuttavia, alcuni non riuscivano a ricevere i soldi dovuti nei tempi stabiliti, aumentando le pressioni e le richieste nei confronti di Fagioli.
Nel frattempo, Fagioli, sempre più intrappolato in questa spirale, cercava disperatamente di liberarsi da questo fardello. “Voglio chiudere tutto per la vita. E andare al campo sereno, diventare un giocatore vero”.
Il ruolo di De Giacomo
Il broker Tommaso De Giacomo, "si vanta in giro" di far giocare sulle piattaforme illegali i calciatori famosi, "va a dirlo in giro di Florenzi", il difensore del Milan, di Sandro Tonali, atleta del Newcastle.
"Lo sa tutta Italia. Ci mettono solo nei guai". A lamentarsi è Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina, in una chat agli atti dell'indagine della procura di Milano su un giro di scommesse su piattaforme illegali e nel quale, tra gli indagati, ci sono 12 calciatori di serie A.
FAGIOLI SI SFOGA: "QUESTO ACCANIMENTO MEDIATICO MI STA FACENDO RIVIVERE QUEI FANTASMI"
Nella conversazione, del febbraio del 2023, Fagioli si sfoga con l'ex arbitro Pietro Marinoni, anche lui tra gli indagati, sulla mancanza di riservatezza di De Giacomo, una delle cinque persone di cui i pm milanesi hanno chiesto gli arresti domiciliari.
Nell'infornativa ci sono anche le preoccupazione dell'ex giocatore della Juve per i rilevanti debiti accumulati. E in un messaggio parla di "1.5 milioni (...) con quelli di Roma", dove è stato trasmesso uno stralcio dell'indagine e "1.3 milioni di euro a Milano"
L'avvocato di Fagioli: "Nulla di nuovo, ha già pagato con la giustizia"
"Ha già fatto un percorso, anche psicologico e con gli interrogatori nelle indagini, ha già pagato con la squalifica sul fronte della giustizia sportiva. Per lui questo è un capitolo chiuso, non c'è nulla di nuovo e vuole definirlo nel più breve tempo possibile anche negli aspetti penali".
Così l'avvocato Armando Simbari, dopo aver incontrato in Procura i pm Filippini e Amadeo di Milano - i quali, tra l'altro, poco prima avevano anche avuto una riunione col procuratore Marcello Viola - che indagano sul giro di scommesse illegali, ha parlato della posizione di Nicolò Fagioli, che potrebbe uscire dal procedimento penale pagando una semplice oblazione.
Inoltre, anche sul fronte delle indagini, passate da Torino a Milano, ha "reso dichiarazioni negli interrogatori". Non c'è "nulla di nuovo", dunque, ha aggiunto il legale, in ciò che è uscito sui media su di lui, "rispetto a ciò che era già emerso", anche se ovviamente "questa nuova uscita di atti" e di notizie lo ha destabilizzato.
Ora, però, dopo aver già chiuso il capitolo con la giustizia sportiva, vuole chiudere anche quello penale e al più presto. Potrà farlo con un'oblazione, ossia pagando una multa per il reato contestato, anche perché, come era già venuto a galla, il vero focus dell'inchiesta milanese non sono certamente i giocatori scommettitori e nemmeno i cosiddetti "collettori" come Fagioli e Sandro Tonali, ma gli organizzatori del giro - colpiti da un sequestro, eseguito dalla sezione di polizia giudiziaria della Gdf, da oltre 1,5 milioni di euro - per i quali sono stati chiesti gli arresti domiciliari.
"Definiremo anche l'aspetto penale, vedremo in che tempi", ha chiarito il legale di Fagioli. Lo potranno fare anche gli altri calciatori e sportivi indagati per le scommesse, anche da centinaia di migliaia di euro. Per chiudere con le oblazioni, da quanto si è saputo, per le difese si tratterà soltanto di aspettare che inquirenti e investigatori completino le indagini con l'analisi dei dispositivi sequestrati durante le perquisizioni ai cinque indagati principali, tra cui il presunto "coordinatore" Tommaso De Giacomo.