Lazio-Juventus, nel proscenio dell'Olimpico, è una di quelle partite che non solo scuotono vecchie ruggini ma che valgono anche qualcosa in più di una stagione. Perché il posto in Champions League che è in palio da ambo i lati. Due lati storicamente opposti per cultura e ambizioni, ma che ora sono adiacenti a quota 63 punti in classifica.
Marco Baroni, quasi dilettante a queste altitudini, sfida un Igor Tudor che l'anno scorso ha permesso ai romani di disputare proprio l'Europa League giocata quest'anno fino ai quarti di finale. Due realtà altalenanti durante tutto l'anno, guidate da tecnici non esperti a navigare in acque tempestose. Ma che dovranno dimostrare di saper portare in porto le loro caravelle.

Ex fugaci
Sulla panchina della Vecchia Signora c'è un allenatore che in tempi recenti ha scaldato quella dei biancocelesti. Arrivato per spegnere l'incendio appiccato da Thiago Motta. Il suo DNA bianconero e la sua adattabilità a poter prendere un progetto in corsa senza chiedere chissà quali garanzie per il futuro, Igor Tudor ha ridato in qualche modo serenità all'ambiente juventino, ma non ha trovato la continuità necessaria per assicurare il quarto posto.
Una continuità che, nonostante tutto è mancata anche alla Lazio, la quale presenta l'altro grande ex di giornata, quel Nicolò Rovella che ha ormai preso da tempo il comando delle operazioni del gioco biancoceleste e adesso si è guadagnato addirittura un posto in nazionale. In qualche modo lasciato partire dalla Juve, che in questa stagione gli ha preferito l'inconcludente Douglas Luiz, il 23enne regista cercherà la grande rivincita, soprattutto dopo lo 1-0 dell'andata.
Spareggio
Il pari sarebbe un risultato davvero acido per entrambe, visto che potrebbe venire sfruttato dalla terza incomoda, quella Roma che sta vivendo uno slancio animalesco capace di portarla a giocarsi un obiettivo che a febbraio non era minimamente ipotizzabile. Un mezzo passo falso, dunque, non è contemplabile. E poter vincere significherebbe anche scalciare in modo importante la rivale di turno dalla lotta alla Champions.
Padroni di casa, gli uomini di Marco Baroni sono obbligati a far bene nei 90 e passa minuti di gioco. Quelli di Tudor, invece, sanno bene invece che a loro è chiesto di ottenere quel minimo sindacale che significa Europa. Quella vera. Perché uno scivolone significherebbe rischiare non solo una retrocessione in Europa League quanto addirittura un devastante crollo verso la Conference.