Non solo una sconfitta in campo, ma anche sugli spalti. E forse più dello 0-4 subito da un Milan terribilmente discontinuo fece più male quanto accaduto sugli spalti. Col vento in poppa verso lo Scudetto, che sarebbe poi arrivato un mese dopo, il 2 aprile 2023 la squadra allora allenata da Luciano Spalletti affrontava quella di Stefano Pioli nel primo di tre scontri ravvicinati tra campionato e Champions League, tutti concentrati in 16 giorni.
Quel Napoli, sconfitto a inizio anno dall'Inter a Milano, aveva ottenuto da quel momento 10 vittorie su 11 dall'8 gennaio al 19 marzo. Tra tutte uno storico 5-1 casalingo contro la Juventus, in quel momento rivale nella lotta al titolo, e un 4-0 tra le mura del Torino. Unica battuta d'arresto, il 3 marzo, lo 0-1 del Maradona contro la Lazio, quando si erano già sentiti i primi e fastidiosi mugugni della tifoseria, non contenta della gestione della vendita dei biglietti da parte della società.
Contro i rossoneri, però, gli ultras decisero di attuare in modo fermo anche per protestare contro il caro prezzi per le sfide di Champions League che sarebbero avvenute da lì a poco. Prima del fischio d'inizio, provocarono disordini all'esterno dello stadio che rallentarono l'ingresso sugli spalti di tanti tifosi, e durante lo stesso match minacciarono alcune persone e persino famiglie di non tifare, provocandone l'uscita anticipata. Un terrore generale avvolse i sostenitori azzurri, accorsi per vedere uno spettacolo e invece a posteriori spettatori di una performance drammatica.
Lo show di Leao
Al di là delle proteste in curva, infatti, gli azzurri furono protagonisti della loro peggior partita di sempre in un campionato glorioso. Senza il bomber Osimhen, malconcio dopo la pausa per le nazionali, approcciarono il match nel modo sbagliato, concedendo troppo spazio ai contropiedi avversari. A ringraziare fu Rafael Leao, che al 17esimo si involò verso Meret per batterlo con un delizioso tocco sotto.
Leao, autore di una doppietta, fu accompagnato nel tabellino da Brahim Diaz e Saelemaekers. Un 4-0 che avrebbe potuto essere ancora più pesante.
Livore
Nel post partita, dopo la cocente sconfitta, si accesero gli animi tra Spalletti e Paolo Maldini, allora ancora dirigente rossonero. I due non se le mandarono a dire nell'ingresso negli spogliatoi, e il trionfo dei milanesi li avrebbe motivati a dare il meglio nella doppia sfida europea. A passare alle semifinali, infatti, furono gli uomini di Pioli, che vinsero 1-0 in casa e riuscirono a strappare un pari per 1-1 a Fuorigrotta.
Quanto avvenuto quella sera, però, fece scricchiolare i primi marchingegni della macchina azzurra. All'epoca già si era capito che l'allenatore, artefice della grande bellezza poi scudettata, sarebbe andato via, mentre i suoi giocatori, per primo l'asso georgiano oggi al Psg, accusarono il colpo nel rendimento. La vittoria del titolo sarebbe stata questione di tempo, ma il ritmo non era più quello dominante. Solo la grande rendita accumulata a fine inverno, infatti, permise agli azzurri di navigare tranquilli verso il trionfo.

Oggi che gli azzurri sono nuovamente in corsa per il titolo nazionale, sebbene non da prima in classifica dominante come due anni fa, ci sono tanti sopravvissuti di quella serata che si sfideranno. In primis ci saranno ovviamente Leao e Di Lorenzo, che torneranno a sfidarsi in un duello che il capitano partenopeo è solito soffrire. Poi ci saranno i portieri Maignan e Meret, oltre ad Anguissa, Lobotka, Rrahmani, Politano e Theo Hernandez.
Il Milan di oggi ha cambiato più elementi rispetto al Napoli, ma continua a dipendere tantissimo dal funambolo portoghese, che con gli azzurri ha sempre il sorriso avvelenato. Per il resto, è uno scenario diversissimo a quello di due anni fa, con i meneghini che in caso di vittoria farebbero un favore ai cugini dell'Inter, e i partenopei obbligati a fare il proprio meglio per non far fuggire i nerazzurri. Di certo c'è che stavolta il tifo sarà compatto. Quanto accaduto due anni fa fu una presa di posizione di principio totalmente nociva per i padroni di casa.