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Flashback: la maglia numero 16 di Maradona e il gol-capolavoro di un giovane Baggio

4 settembre 1989: l'arrivo di Maradona all'aeroporto
4 settembre 1989: l'arrivo di Maradona all'aeroportoČTK / AP / Gianni Foggia - Flashscore by Canva
Un’estate turbolenta, Diego parte in panchina e applaude Roby che segna “alla Messico '86”. Poi entra, sbaglia un rigore ma trascina la rimonta azzurra: da lì nasce la corsa al secondo scudetto.

È il 17 settembre 1989 e al San Paolo si respira un’aria strana. Il Napoli campione d’Europa – reduce dal trionfo in Coppa Uefa – ospita la Fiorentina, ma la scena non è quella consueta.

Diego Armando Maradona, l’uomo che ha reso grande e felice la città, non è in campo. È in panchina, con addosso una maglia numero 16 che sembra stonare con la sua grandezza. Un segnale forte: l’estate è stata turbolenta, fatta di litigi, promesse mancate e una voglia di fuga che lo aveva portato a un passo dall'addio.

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In quei mesi Bernard Tapie lo aveva corteggiato per portarlo al Marsiglia, Ferlaino aveva promesso di liberarlo salvo poi rimangiarsi la parola e Diego aveva raccolto fischi al San Paolo. Si era presentato solo a settembre, in ritardo e arrabbiato, con Napoli che si interrogava se la sua storia d’amore con il Pibe fosse arrivata al capolinea.

Il golazo di Baggio

Così, in quella domenica di fine estate, Diego comincia a guardare la partita dalla panchina e davanti a lui esplode il talento di un ventiduenne con la maglia viola: Roberto Baggio. Segna due gol, uno dei quali sembra uscito direttamente dal repertorio di Maradona ai Mondiali del Messico: parte da lontano, dribbla chiunque provi a fermarlo, entra in area, finta su Giuliani e deposita in rete. È un gol da antologia, così bello che perfino Diego si alza dalla panchina per applaudirlo.

A fine primo tempo il tabellone dice 0-2, il Napoli è spalle al muro. Ma nell’intervallo qualcosa cambia. Maradona entra, e la storia si rimette sui binari che la città conosce bene. In avvio di ripresa, ha subito l’occasione per riaprire il match dal dischetto, ma Landucci gli para il rigore.

Non importa: la presenza di Diego scuote i compagni, il Napoli trova energie nuove e alla fine di 45 minuti vibranti ribalta la Viola. Tre gol, firmati Renica (finito a referto come autogol di Pioli Pioli), Careca e Corradini, travolgono la Fiorentina e fanno esplodere il San Paolo.

Rinascita

Quel 3-2 non è solo una vittoria: è la rinascita di un rapporto, il segno che la turbolenta storia d'amore tra Napoli e Diego non è ancora finita e che Maradona sarà ancora il leader indiscusso della squadra

Il resto è storia: Maradona chiuderà il campionato con 16 gol, il suo massimo in Serie A, guidando gli azzurri al secondo scudetto della loro storia. Eppure, tutto era cominciato da quello strano pomeriggio di settembre, da quella panchina insolita, da un gol “alla Maradona” di Baggio applaudito dallo stesso Pelusa.

Forse, fu proprio in quel momento che Diego decise di riprendersi quella stessa Napoli che, qualche mese più tardi, nell'estate delle Notti magiche, si mise dalla sua parte. Ma questa è un'altra storia, un altro flashback.