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Esclusiva Capello | Serie A intrigante, Ancelotti professore e su CR7: "Ha esagerato, non è il migliore"

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Fabio Capello
Fabio CapelloANGEL MARTINEZ GETTY IMAGES EUROPE Getty Images via AFP
Fabio Capello, prima da calciatore e poi da allenatore, ha segnato il mondo del calcio italiano e internazionale.Ha vinto in Italia con Milan, Roma e Juventus, in Spagna con il Real Madrid, e ha guidato le nazionali di Inghilterra e Russia. Oggi, voce autorevole e mai banale del pallone, si racconta in esclusiva a Diretta. In questa intervista, il suo sguardo sulla Serie A, la rinascita della Nazionale e il suo passato: dal trionfo con la Roma nel 2001 alla rimonta impossibile con il Real Madrid nel 2007, passando per i campioni allenati come Batistuta, Cafu, Emerson, Zidane e Ronaldo il Fenomeno. Ma anche un appunto su Cristiano Ronaldo con cui non è d'accordo.

Principi e scelte nette hanno costellato la carriera di Fabio Capello che spesso ha tratto beneficio dal suo istinto, come quando decise di reintegrare in squadra David Beckham. Già promesso sposo dei Los Angeles Galaxy, il tecnico friulano andò contro il volere del Real Madrid che aveva deciso di lasciarlo fuori e lo rimise in rosa. Una scelta che fu determinante per compiere una delle imprese più importanti, vincere la Liga recuperando un distacco di 9 punti sul Barcellona.

Che ricordi ha di quel campionato poi vinto?

“Avevo fatto una scelta di mandare via Ronaldo, che reputo il migliore giocatore che abbia mai allenato e poi ci fu il problema di David Beckham. La società si era sentita offesa perché aveva firmato con i Galaxy.  Lo lasciai fuori per 10 giorni, ma David veniva ad allenarsi correttamente, era sempre puntuale ed era l'ultimo ad andare via. Allora andai dal presidente e dissi, ‘Da domani metto Beckham in campo perché è una persona seria. Se non vi va bene mandate via a me, però questa è la mia decisione” e così fu. Da lì partimmo e recuperammo punti su punti fino all'ultima partita in casa contro il Mallorca. La squadra fece uno scatto incredibile, mentale. Dei campionati vinti è quello che sento in maniera particolare. Recuperare nove punti al Barcellona è stato qualcosa di memorabile".

Fabio Capello e David Beckham dopo la vittoria della Liga
Fabio Capello e David Beckham dopo la vittoria della LigaBRU GARCIA AFP

L’ex tecnico, che oggi commenta il calcio in tv, da sempre si è contraddistino per la sua schiettezza e le analisi lucide e sincere. Anche nel corso di questa intervista esclusiva non si è nascosto, come quando gli è stato chiesto un parere sull’auto-proclamazione di Cristiano Ronaldo a miglior giocatore di sempre.

È d’accordo?

Credo che abbia un po' esagerato. Insomma, ha fatto l'alunno e il professore. Un grande giocatore, costruito con voglia, con volontà, bravissimo. Però quando parlo di fenomeni dico Messi, Pelè, Maradona e metto vicino a questi, Ronaldo il fenomeno. Un pelo sotto. Lo metto, fra i fuoriclasse. Zidane fra i fuoriclasse. Giocatori che riescono a fare delle cose che nemmeno ti immagini”.

Serie A intrigante

Parlando dei fatti di casa nostra, la sta divertendo la Serie A di quest'anno?

“Ci sono delle cose molto interessanti e molto belle. Il Napoli sta facendo bene. L'Inter è una certezza, ma mi interessano di più l’Atalanta che si riconferma, la Fiorentina e la Lazio che stanno giocando bene.

L'Atalanta ormai è una certezza del panorama internazionale?

"Sì, è una squadra che tutti temono. Ha vinto con Liverpool, ha pareggiato con il Barcellona, quindi è una squadra che va affrontata con grande attenzione".

A proposito dell'Atalanta, Gasperini ha fatto un grande lavoro negli anni. Secondo lei nel passato è stato sottovalutato come tecnico?

"Beh, è stato sottovalutato. Lui ha trovato un posto meraviglioso con una proprietà che gli ha permesso di lavorare, con un direttore sportivo che lo ha aiutato a trovare i giocatori. Ha impostato il gioco con una certa qualità e intensità e che adesso viene copiato dappertutto. Direi che nella sua sottovalutazione ha avuto una grande fortuna di lavorare tranquillamente e potersi esprimere".

Per quanto riguarda Il Milan, la scelta di esonerare Fonseca e chiamare Conceicao. D'accordo con questa decisione?

“Le scelte che ha fatto il Milan sono discutibili. Hanno licenziato l'allenatore, hanno mandato via giocatori, insomma, non avevano le idee chiare. Ecco, solo questo”.

MICHAEL REGAN / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFP
MICHAEL REGAN / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFPFabio Capello alla guida della nazionale inglese

La Nazionale e Spalletti

Lei è stato CT di Russia e Inghilterra. Sa quindi cosa significa allenare una nazionale. Dopo la delusione europea Spalletti ha ripreso tutto in mano nella maniera giusta?

"Sì, ha detto bene, nella maniera giusta. Agli Europei ha voluto dare degli input che non potevano essere messi in atto per la mancanza di tempo e la squadra in campo era bloccata. Ha capito di aver commesso un errore, di dover dare maggior libertà, sempre in un certo ordine tattico, e adesso mi sembra si stiano esprimendo al meglio.

Parlando di mondiali, l'Italia non vi partecipa da ormai due edizioni. Questa cosa come la vive?

"Male. La vivo male. Perché mai avrei pensato di non poter vedere l'Italia giocare due mondiali. Credo che adesso è il momento di tornare ad essere quelli che eravamo. Da quello che vedo, da come stiamo giocando in questo momento, siamo sulla strada giusta".

Alla ricerca del nuovo Capello

Tra tutti i suoi ex giocatori che hanno intrapreso la carriera d'allenatore, secondo lei c'è qualcuno che ha preso qualcosa dalla sua metodologia, dal suo modo di allenare? Rivede qualcuno, insomma, negli altri?

"Lo dicevo sempre ai giocatori, ‘Dovete imparare da tutti, rubare qualche cosa a tutti e dopo shakerare tutto e andare avanti con le vostre idee’. In tanti vedo un pezzetto di una cosa, un pezzetto di un'altra.  Però vanno avanti con le loro idee e tutti quelli che fanno così hanno successo. Sotto questo aspetto uno che ha rubato da tutti è Carlo Ancelotti. Ha rubato da Sacchi, ha rubato da Liedholm, ha rubato da Capello e poi ha shakerato bene tutto e ha fatto l'Ancellotti, che è tutta roba sua”.

Si può dire che è uno dei migliori allenatori di sempre? 

"L’ho allenato nel Milan e ho potuto vedere la sua capacità e tecnica in campo. Sapeva leggere la partita. Era alla fine, anche lui con le ginocchia disfatte, però quando entrava in campo si vedeva che sapeva cosa far fare ai propri compagni con i suoi passaggi, ma anche con dei richiami. ‘Vieni qui, sei messo male, stai attento’. Ancelotti era questo, dirigeva l'orchestra con le parole e anche coi palloni, però molto più con le parole. Era un ragazzo, una persona serissima. Merita il successo che ha. Riuscire a capire in tutti i posti dove ha lavorato che cosa chiede il club e far giocare la squadra a secondo lo stile che preferisce, facendo valere le proprie idee di calcio, è una cosa difficilissima. Bisogna essere professori e lui è diventato un professore".

Il suo nome è stato spesso accostato al Brasile. Secondo lei può essere un CT adatto per la Seleção?

"Come stile sicuramente, però fare il CT è un'altra cosa. Non è come lavorare nel club. La cosa importante, quando hai una nazionale, è trovare un gruppo di giocatori di grande qualità. Il Brasile non è un Brasile da far paura. Direi che c'ha Vinicius che fa la differenza in questo momento. Magari è una sfida anche per Carlo. Ne ha fatte di sfide, le ha vinte quasi tutte. Questa potrebbe essere l'ultima prima di dire addio”.

La Roma e lo scudetto

Ripercorriamo alcuni passaggi della sua carriera da tecnico. Ci ha già detto che la stagione della “Remuntada” sul Barcellona è stata quella che sente in maniera particolare. Che esperienza è stata, invece, quella dello scudetto con la Roma?

"Riuscire a vincere il campionato dopo 24-25 anni è stata una festa unica. Il secondo anno avevamo capito che ci serviva un centravanti e abbiamo preso Battistuta, fondamentale per vincere lo Scudetto. Dissi alla squadra che potevamo vincere il campionato dopo aver perso una partita (con l'Inter, ndc) a San Siro 3-2. Entrando nello spogliatoio li vidi tutti delusi e dissi ‘Ragazzi, oggi ho capito che possiamo vincere il campionato. Abbiamo giocato contro una squadra di livello e per come l'abbiamo affrontata ho capito che siamo al loro livello e forse anche superiori’”.

Ha parlato di Batistuta, è stato un calciatore determinante per la sua Roma. Che giocatore era?

"Un giocatore fantastico d'area di rigore. Sapeva colpire la palla con il destro e un po' meno con il sinistro. Molto abile di testa, e bravo a rubare il tempo agli avversari. Poi era formidabile nel calciare le punizioni con una potenza unica. Gli ho visto fare un gol con un potenza...fortuna che c'era la rete, altrimenti avrebbe fatto male a qualcuno”.

Lei ha avuto spesso tra le sue dipendenze Cafu. Perché è stato così speciale nella sua Roma?

"Ho avuto due difensori, tutti e due brasiliani che avevano una grande qualità nella corsa, discreti nella marcatura uomo contro uomo, ma che quando superavano la metà campo erano pericolosi per la qualità, per i passaggi che realizzavano: Cafu e Roberto Carlos. Quando trovi giocatori con questa forza, qualità, serietà e attenzione in campo è molto bello e ti aiuta a vincere”.

Un altro brasiliano che ha avuto era Emerson, Perché era così importante per il suo gioco?

"Emerson era l'equilibratore, giocatore in mezzo al campo che sapeva recuperare palla, sapeva chiamare la squadra. In campo faceva sì che tutto quello che avevamo preparato durante gli allenamenti avvenisse durante la partita”.

Il Real Madrid e i Galacticos

Parliamo del Real Madrid dei Galacticos paragonato al Real Madrid attuale. Ci sono delle somiglianze tra queste due squadre?

"Anche questi qui sono Galacticos, ma sono un po' più difficili da mettere assieme perché Mbappé e Vinicius giocano nella stessa posizione e si pestano i piedi e non rendono se giocano in una posizione diversa. Ad ogni modo hanno grandi qualità. È una squadra di Galacticos davanti, qualche problema a metà campo dopo che è andato via Kroos, e qualche problema in difesa con tutti gli infortuni che hanno avuto con Carvajal ed altri. Per cui Carlo ha un bell’impegno davanti a sè. A Madrid devi vincere, primo. Ma poi devi vincere in una certa maniera perché non sono mai contenti di vincere solamente".

Nedved, Cannavaro e Zidane

Ci sono tanti giocatori che lei ha allenato e che sono rimasti nel mondo del calcio. Uno di questi è Pavel Nedved, ormai dirigente. La scelta di andare in Arabia Saudita l'ha un po' sorpresa?

No, non mi sorprende perché lui è una persona molto diretta, una persona che si impegna molto e soprattutto credo che non possa stare fermo. È andato in Arabia Saudita perché pensa, da generoso, di poter dare qualche cosa al calcio di quel Paese. È una persona veramente di un ottimo livello”.

Un altro giocatore che è stato alle sue dipendenze è Fabio Cannavaro. Lui ha intrapreso la carriera da allenatore già da un po'. Che ne pensa della decisione di andare alla Dinamo Zagabria?

Ritengo che un se uno vuole allenare deve accettare di andare in certi posti anche per ritornare nel giro. Se resti a casa non si parla di te. Cannavaro è andato alla Dinamo Zagabria, ha battuto il Milan e si è tornati a parlare di lui, no? Gattuso lo stesso discorso, per cui bisogna avere il coraggio di affrontare queste situazioni. Ammiro quelli che vanno all'estero”.

Capello, Casillas, Diarra e Cannavaro
Capello, Casillas, Diarra e CannavaroPHILIPPE DESMAZES AFP

Secondo lei cosa gli manca per affermarsi a livelli alti come allenatore?

La possibilità di allenare una squadra importante. Lui ha allenato in giro, ha fatto esperienza, in Italia ha allenato l'Udinese e l'ha salvata. Io pensavo lo tenessero, invece hanno intrapreso un'altra strada.  Adesso vediamo cosa riesce a fare con la Dinamo Zagabria e poi si potrà discutere”.

Un altro allenatore che è passato pure dalla Juventus come giocatore, poi è andato a Madrid è Zidane. È stato accostato alla nazionale francese. È il suo posto ideale?

Mi ha meravigliato per la bravura con cui ha allenato il Real Madrid. Per vincere ci vuole la squadra, ma devi sapere anche dirigerla, devi saperla portare dalla tua parte. Lui ha avuto in panchina il carisma che aveva in campo, per cui lo ritengo in grado di allenare la nazionale francese. Il fatto che non abbia accettato di andare in altre squadre mi fa pensare che miri a questo ruolo, allenare nazionale francese.

I tenori slavi e il trio olandese

Tra gli altri ha allenato anche un quartetto geniale: Savicević, Šuker, Miaitovic, Boban. C'è qualcuno che l'ha impressionato più di tutti tra questi giocatori?

Tutti nella stessa maniera e nelle loro caratteristiche si sono espressi al 100%. Questo vuol dire che sono riuscito a entrare nella loro testa ed è la cosa più bella. Fra questi il più geniale era Savicevic, con cui ho avuto un rapporto più conflittuale all'inizio e poi invece buonissimo alla fine. Il gol fatto al Barcellona (finale Champions League vinta dal Milan 4-0, ndc) solo un pazzo può pensare di farlo. Un pallonetto da quella posizione. Gli ho chiesto ‘Ma cosa ti è venuto in mente di tirare da quella posizione?’ ‘Ho tirato perché sapevo già di fare gol’, mi disse”.

Ha avuto anche l'opportunità gestire forse il meglio del calcio olandese. Il famoso trio composto da Van Basten, Rykard e Gullit. Ecco qual è stata la forza di questo trittico e come le caratteristiche di questi tre giocatori si combinavano per portare al successo il Milan?

Ho avuto la fortuna di trovarli tutti e tre già nel Milan. Stiamo parlando di giocatori di grande livello, di grande personalità e qualità. Erano giocatori che valeva la pena andarli a vedere. La cosa bella era che anche in allenamento si impegnavano al massimo, non c'era bisogno di dire ‘dai dai’. Probabilmente erano loro, ma era tutta la squadra del Milan che in quel momento era una squadra con la mentalità vincente. Era una meraviglia vedere allenarli”.

Rimpianti, rimorsi e gioie

Se potesse rigiocare una partita della sua carriera da calciatore o da allenatore, quale sceglierebbe e perché?

"Da giocatore tornerei a rigiocare la partita vinta con l'Italia contro l'Inghilterra. Segnai e fu la prima volta che battemmo gli inglesi. La stampa inglese aveva dedicato diverse prime pagine ai 20.000 camerieri italiani che sarebbero stati presenti a Wembley e i giocatori inglesi avevano detto avrebbero dedicato la vittoria a una delle figlie della regina che si sarebbe sposata il giorno dopo. Nel post partita dedichia la partita ai 20.000 camerieri. Fare felice connazionali che lavorano all'estero è una cosa veramente molto bella. Da allenatore, invece, rigiocherei la partita di Champions persa col Marsiglia. Non fu una partita regolare, tant'è che l'arbitro e il Marsiglia poi vennero squalificati. Devo comunque dire che quella gara l'abbiamo persa sul campo perché non fummo in grado di fare gol. Bolì ebbe una occasione e segnò di testa. Il calcio è questo"

Chiudiamo con un gioco. Se potesse scegliere invece due giocatori di epoche diverse da avere nella stessa squadra, chi sarebbero?

Uno è sicuramente Pelé. Mi piacerebbe rivederlo giocare. Ho avuto la fortuna di giocarci contro in un torneo amichevole per i 200 anni degli Stati Uniti. Durante tutta la partita giocò ciondolante, poi a un certo momento prese la palla e fece una cosa che mi lasciò a bocca aperta. Finalmente capì dal vivo la sua grandezza. L'altro è Messi. Con la Juventus andammo a giocare il Gamper contro il Barcellona e quando mi arrivò la lista della squadra chiesi 'questo Messi?' 'È un ragazzino della Cantera', mi dissergo. Dopo 20 minuti andati da Rijkaard, allenatore del Barça, e gli dissi 'Me lo dai in prestito per un anno, visto che avete già tre stranieri e non potete tesserarlo?" E lui "No, no, possiamo". Ma dico, "Ma non potete farlo giocare? “Eh, ma aggiustiamo, facciamo qualche cosa?" E difatti fu così. Ecco mi piacerebbe avere questi due, uno che mi ha lasciato questo flash e l'altro che capì subito sarebbe stato qualcosa di diverso".

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Fabio Russomando - Caporedattore Diretta/Flashscore
Fabio Russomando - Caporedattore Diretta/FlashscoreDiretta