In uno degli innumerevoli capitoli di questa eterna saga chiamata Derby d’Italia - stavolta illuminata dall’esordio della Refcam in Serie A - Juventus e Inter hanno imboccato da subito la strada del coraggio. Niente calcoli, niente attese: le due rivali storiche hanno gettato la tensione alle spalle e hanno cominciato a pedalare a tutta, trasformando lo scontro diretto in una partita dal peso specifico altissimo.
Kelly firma l’incipit bianconero, Çalha fa 1-1
Il primo brivido lo firma Barella dopo appena tre minuti: un destro al volo coordinato in maniera magistrale che sibila vicino al palo, gelando per un istante l’Allianz. La Juve però non si lascia intimorire, anzi: prende campo, costruisce, alza la pressione. E al 14’ raccoglie il frutto della sua intraprendenza. Locatelli pennella sul secondo palo, Bremer rimette in mezzo con una girata e Kelly, con la freddezzza di un bomber, piazza il piattone vincente che fa esplodere lo stadio.
Ma nei derby, come spesso accade, il colpo di scena è dietro l’angolo. L’Inter soffre a palleggiare, sbatte più volte sul muro juventino, eppure trova la crepa giusta.
Minuto 26: Çalhanoğlu raccoglie al limite, arma il sinistro e pesca l’angolo più lontano, favorito dal traffico in area che oscura la visuale di Di Gregorio. È l’1-1, la scossa nerazzurra che rimette tutto in discussione.
Il lampo di Yıldız
La partita si accende a corrente alternata, con le due squadre che si alternano nel comando delle operazioni. Ma la Juve non arretra, anzi: al 38’ orchestra un possesso ragionato, quasi da manuale, che attraversa il campo da una fascia all’altra fino a sfociare nel mancino di Kenan Yıldız.
È un lampo puro, un proiettile che lascia immobile Sommer e riporta avanti i bianconeri. Un colpo da fuoriclasse che suggella un primo tempo vibrante, giocato a ritmi alti e senza tirare il fiato.

Rinascita nerazzurra
Il secondo tempo si è aperto con un’Inter padrona del pallone, quasi fosse un obbligo morale oltre che tattico: rimontare il risultato, scrollarsi di dosso le incertezze dei primi 45 minuti e cancellare l’eco fastidiosa del ko casalingo contro l’Udinese. La squadra di Chivu ha alzato il baricentro, occupando con frequenza la metà campo juventina, spingendo a ondate e tentando di costruire linee di passaggio pulite.
La Juve, però, non ha tremato. Bremer e Gatti hanno eretto un muro granitico, respingendo ogni imbucata e congelando la profondità, costringendo i nerazzurri a girare palla senza mai trovare il varco decisivo. La partita sembrava essersi incagliata, prigioniera di un equilibrio sterile, almeno fino al 64'.
È lì che Chivu ha deciso di cambiare spartito: tre sostituzioni in un solo slot, un taglio netto all’undici titolare. Fuori Lautaro, Carlos Augusto e Barella; dentro Bonny, Dimarco e Zielinski. Una scelta coraggiosa, ma destinata a spostare subito l’inerzia.
Non passa nemmeno un minuto e arriva la svolta: Zielinski trova la spizzata in area che diventa un invito perfetto per Çalhanoglu. Il turco, ancora lui, non perdona: mancino al volo, esecuzione secca, traiettoria chirurgica che si insacca nell’angolino per il 2-2.
Ritrovata la rotta, l’Inter ha completato la rimonta al 76’: angolo di Dimarco, stacco imperioso di Thuram e palla in rete. È il gol del sorpasso, quello che fa esplodere Chivu e ribalta la serata.
Khephren risponde al fratello Marcus, poi Adžić pesca il jolly
Quando la vittoria sembrava ormai in cassaforte per i nerazzurri, il Derby d’Italia regala due ultimi colpi di scena clamorosi. All’82’, Khephren Thuram, proprio come il fratello Marcus, svetta in area e finalizza l’assist perfetto di Yıldız: è il 3-3, un pareggio pirotecnico che riporta alla memoria il leggendario 4-4 dello scorso anno con Thiago Motta e Simone Inzaghi in panchina.

Ma la Juve non si arrende. All’91’, Adžić, subentrato al 73’, firma un autentico capolavoro: riceve l’assist di David e scaglia un missile da 30 metri sotto il sette, imprendibile per Sommer. L’Allianz esplode, la Juventus conquista tre punti in un finale folle e spettacolare.