A scuola da Gian Piero Gasperini, il maestro piemontese che non si stanca mai di insegnare calcio. Pep Guardiola, qualche anno fa, ebbe la splendida intuizione di paragonare una partita contro l'Atalanta a una delle cose più spiacevoli per un essere umano: "È come andare dal dentista".
Col passare degli anni, però, la banda del Gasp si è stancata di essere considerata un semplice mal di denti per i top team europei riuscendo a completare la propria evoluzione diventando una delle società più ammirate del vecchio continente.

L'Europa League conquistata la scorsa primavera non può essere considerata un fulmine a ciel sereno né, men che meno, una sorpresa, perché i segnali che potesse succedere ci sono stati tutti. L'ascesa del club nerazzurro non è stato quello abbagliante, ma fugace di una meteora.
L'Atalanta è arrivata in cielo poggiando il proprio piede su tutti gli scalini che portano nell'Olimpo del calcio, senza saltarne nemmeno uno, consapevole di quanto fosse importante evitare voli pindarici. E lo ha fatto, pazientemente, ma allo stesso tempo inesorabilmente.
Lezioni europee
Il quinto posto attuale nella classifica del girone unico della Champions League e le lezioni di calcio inflitte a club come il Bayer Leverkusen invictus (fino a quel momento) di Xabi Alonso o all'Arsenal di Mikel Arteta che, soltanto miracolosamente, ha evitato la sconfitta a Bergamo, sono lì a dimostrare che, oggi, la Dea se la gioca alla pari con tutti.
Anzi, riformuliamo: se la gioca alla pari con le migliori squadre d'Europa e parte con i favori dei pronostici in tutte le altre partite. Proprio come succederà domani sera contro il Milan, ospite all'Atleti Azzurri d'Italia nel secondo dei due anticipi della 15esima giornata di Serie A.

Il sorpasso
Ma quello che più deve far riflettere è che, quest'anno, probabilmente per la prima volta nella storia del calcio italiano, la Dea è davanti al Diavolo non solo ragionando su una singola partita, ma anche e soprattutto se puntiamo l'obiettivo sui titoli, sui trofei che si alzano a fine stagione.
Praticamente tutti i bookmakers non hanno dubbi sul fatto che, quest'anno, ci siano più probabilità che a vincere la Serie A, la Coppa Italia o la Champions League sia l'Atalanta e non il Milan. Un sorpasso storico che deve inorgoglire il presidente Percassi e preoccupare Gerry Cardinale.

Ed è per questa ragione che la gara di Bergamo acquisisce un valore che va ben oltre i tre punti: da una parte, la voglia di confermare il ribaltamento di gerarchie che sembravano consolidate e immodificabili; dall'altra, la necessità di riuscire ad avere uno scatto d'orgoglio su uno dei campi più complicati d'Europa e riproporre la propria candidatura a tutto.
Pena l'esclusione, già a inizio gennaio, dal lotto delle candidate al titolo di campione d'Italia. I punti di distacco dei rossoneri dalla vetta della classifica, in caso di scofitta a Bergamo, potrebbero infatti essere 13 alla fine del 15esimo turno. Un'onta che il Milan, Cardinale e, soprattutto, Fonseca, non può davvero permettersi.