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ESCLUSIVA | Rodrigo si racconta: il Valencia, Bielsa, la nazionale spagnola e la vita in Qatar

Rodrigo gioca per l’Al-Rayyan dopo aver lasciato il Leeds
Rodrigo gioca per l’Al-Rayyan dopo aver lasciato il LeedsDavid Pávek

L’ex attaccante di Valencia e Leeds , oggi si gode la sua esperienza all’Al-Rayyan nella QSL. In questa intervista esclusiva, ripercorre la sua carriera nei due club, il suo esordio con il Benfica e racconta la sua gratitudine per aver giocato con la nazionale spagnola durante l’epoca d’oro del calcio iberico.

Flashscore ha incontrato Rodrigo Moreno dopo la conferenza stampa della sua squadra, Al-Rayyan, durante la nostra visita alla Qatar Stars League.

Hai fatto parte del settore giovanile del Real Madrid, poi hai esordito tra i professionisti con il Benfica, noto per la crescita dei giovani talenti. Secondo te, qual è il segreto che permette loro di lanciare così tanti giovani promettenti?

"È stata una grande esperienza, una generazione fantastica. Andre Gomes era lì, Joao Cancelo, Ivan Cavaleiro, Ederson, Jan Oblak... Penso che, ad esempio, in Spagna o in Italia si tenda a puntare su giocatori già pronti per ottenere risultati immediati. Il Portogallo è un mercato diverso; lì c’è la possibilità di far crescere i giovani direttamente in prima squadra".

"Il Benfica lavora molto bene. Quando ero lì, investivano tanto nel settore giovanile, nelle strutture, negli allenatori, in tutto ciò che serve ai giovani. Sanno che i frutti di questo lavoro si raccolgono negli anni successivi."

Hai citato Andre Gomes, siete andati insieme al Valencia in seguito. Il tuo trasferimento da 30 milioni di euro fu un record per il club. Che ricordi hai della tua esperienza a Valencia?

"È stato un periodo molto bello, ma anche molto difficile. È una squadra che pretende tanto".

"Abbiamo vissuto stagioni positive, soprattutto con Marcelino, che ora allena il Villarreal, e con Mateu Alemany. Avevamo una rosa forte e ci siamo qualificati per la Champions League per tre anni consecutivi. Abbiamo vinto la Coppa contro il grande Barcellona di Messi, Suárez e tanti altri campioni. Sono stati momenti speciali per me, non solo a livello professionale ma anche personale, perché mia figlia è nata a Valencia, è stato il periodo in cui sono entrato in nazionale e ho rappresentato il Valencia al Mondiale 2018...".

"Ricordo quegli anni con grande affetto. Spero sempre che il Valencia possa tornare ai vertici della classifica."

Quest’anno il Valencia non sta andando bene, terzultimo in Liga... Molti tifosi danno la colpa al discusso proprietario Peter Lim. Che idea ti sei fatto di lui durante la tua permanenza al Mestalla?

"Posso dire che forse la prima stagione dopo il suo arrivo è stata positiva, poi la situazione è peggiorata molto. È difficile parlare della sua posizione ora, perché non sono più lì da cinque anni. Ma è vero, la situazione è cambiata tanto, forse la mia generazione è stata l’ultima a lottare per grandi obiettivi e trofei come era abituato il Valencia".

"Il club ha attraversato momenti complicati, ha sofferto nelle ultime stagioni. Alla fine, almeno stanno riuscendo a restare in prima divisione. Non è il periodo migliore della storia del club, ma sono sicuro che in futuro le cose andranno meglio."

Qual è stata la differenza principale quando ti sei trasferito al Leeds, passando dalla Liga alla Premier League? Due dei campionati più importanti, ma molto diversi...

"Penso che per ogni giocatore che arriva in Premier League, la prima stagione sia molto dura. È un campionato fisico, impegnativo, il ritmo è completamente diverso. A volte la Premier League sembra quasi un altro sport, capisci? È stato un momento molto impegnativo nella mia carriera. Soprattutto nei primi diciotto mesi con Bielsa, un allenatore bravissimo ma anche molto esigente..."

Rodrigo Moreno ha parlato con Flashscore dopo la conferenza stampa dell’Al-Rayyan.
Rodrigo Moreno ha parlato con Flashscore dopo la conferenza stampa dell’Al-Rayyan.Flashscore

Volevo chiederti dei tuoi ricordi su Marcelo Bielsa, che è quasi una figura mitica non solo a Leeds...

"È stata un’esperienza molto positiva. Ho imparato tanto da lui, sotto tanti aspetti. È una leggenda a Leeds, la gente lo adora, e se lo merita. Dopo più di vent’anni, ha riportato la squadra in Premier League. Giocare per lui è stato speciale, gli auguro sempre il meglio."

Dopo la retrocessione del Leeds, l’Al-Rayyan ha attivato la tua clausola rescissoria e ti sei trasferito in Qatar, subito dopo il Mondiale. Quali erano le tue aspettative e come ti trovi qui dopo tre anni?

"Non ero mai stato in Medio Oriente prima, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Ma devo dire che mi sono adattato subito, già dal primo mese. Qui le persone sono molto disponibili, mi hanno accolto benissimo fin dall’inizio. Grazie al Mondiale abbiamo stadi, centri di allenamento e strutture di altissimo livello. E la qualità della vita è ottima, è una città facile in cui vivere, con gente da tutto il mondo." 

"Questa è la mia terza stagione qui e penso che il livello del campionato stia crescendo molto. La QSL cerca sempre di portare giocatori e allenatori migliori, migliorare le strutture per rendere la lega più competitiva, e anche far giocare le squadre della QSL contro avversari di Arabia Saudita, Emirati... È bello far parte di un campionato dove senti che le persone ci tengono e fanno di tutto per migliorare."

Qual è stato il cambiamento più grande passando dall’Europa al Medio Oriente?

"Dal punto di vista culturale è diverso, perché qui la religione è diversa, è un paese musulmano. Bisogna ovviamente adattarsi. Ma sinceramente pensavo fosse più difficile. Se rispetti la loro cultura, non ci sono problemi. Si può vivere una vita normale. Soprattutto in Qatar, che è un posto molto cosmopolita, questo aiuta tanto".

"Una cosa che mi ha sorpreso sono i tifosi. In Premier League c’è molto rumore, 40, 50, 60 mila persone negli stadi. Qui l’atmosfera è meno rumorosa, ma comunque ci sono tanti tifosi."

Hai fatto parte di una generazione molto vincente con la Spagna. Secondo te, cosa ha reso la squadra così forte, quasi imbattibile in certi momenti?

"In quel periodo era davvero difficile entrare in nazionale, perché c’era la generazione d’oro di Xavi, Iniesta, David Silva, Villa, Torres. Ma ho avuto la fortuna di far parte dell’ultima fase di quella generazione al Mondiale 2018, e poi dell’inizio della nuova ondata, quando abbiamo vinto la Nations League contro la Croazia. Un anno dopo la Spagna ha vinto anche gli Europei".

"Penso che in Spagna ci siano giocatori speciali, molto tecnici, sempre pronti a tenere il possesso e controllare la partita. Per me la Spagna è tra le quattro o cinque favorite per vincere il Mondiale, con questa generazione di Pedri, Gavi, Lamine Yamal, Nico Williams, Rodri... Auguro sempre il meglio alla squadra e anche al mister. Luis de la Fuente è un grande allenatore, con cui ho un ottimo rapporto."

Rodrigo ha rappresentato la Spagna al Mondiale 2018
Rodrigo ha rappresentato la Spagna al Mondiale 2018CYRIL MOREAU / Bestimage / Profimedia

Pensi mai a un ritorno in nazionale, o è un capitolo chiuso?

"Non credo che tornerò. Ho quasi 35 anni, gioco a un altro livello. La Spagna ora ha un gruppo molto forte per raggiungere i suoi obiettivi. Ma sarò sempre grato alla nazionale, dal Mondiale U20, alle Olimpiadi, passando per Europei e Mondiali con la Roja... E sono felice di aver chiuso vincendo anche la Nations League. Sarò sempre riconoscente per il tempo trascorso lì e per tutte le persone con cui ho condiviso quell’esperienza."

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