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Esclusiva, Joao Virginia: “I Friedkin motivati, ma io ho bisogno di giocare. La Roma? Se va via Svilar...”

Joao Virginia in un match di coppa con l'Everton
Joao Virginia in un match di coppa con l'EvertonMatt McNulty / GETTY IMAGES / AFP
Il 25enne portiere portoghese, pronto a lasciare il Merseyside, ha fatto capire di voler scegliere una nuova sfida per essere finalmente titolare. Il tutto prendendo come esempio il portiere argentino Emiliano Martinez, con il quale ha condiviso lo spogliatoio nell’Arsenal.

Nato in Portogallo, ma arrivato in Inghilterra da adolescente passando dal Benfica all'Arsenal, Joao Virginia è pronto a un cambiamento radicale nella sua carriera. Dopo l'ultima stagione, infatti, lascerà l'Everton, che dal 2018 lo ha accolto fin dalle giovanili. Una carriera da secondo portiere tra Reading, Sporting Lisbona e Cambuur, culminata nell'annata di commiato a Goodison Park. Ora, però, è arrivato il momento di fare un bel salto. E non tra i pali, bensì in avanti in carriera.

Hai lasciato il Portogallo quando avevi 16 anni. Come descriveresti quel momento e la sensazione di dover lasciare casa? Voglio dire, era pur sempre casa tua, ed eri così giovane...

Sì, non è facile lasciare il proprio paese quando si è così giovani. A 16 anni sono andato all’Arsenal, ero già un po’ abituato a vivere lontano da casa. Ma lasciare il tuo paese, il bel clima, il buon cibo… Ma è vero che stavo inseguendo il mio sogno di giocare a calcio al massimo livello, e ne ero felice.

Ora ti senti un po’ a casa nel Regno Unito, giusto?

Ormai sì. Ci ho vissuto quasi metà della mia vita. Mi sento bene in Inghilterra. Pensa che quando torno in Portogallo o nel sud Europa in inverno e ci sono 15 gradi vedo tutti col giubbotto pesante e penso: "ma dai…" (ride)

Ora che hai deciso di lasciare l'Everton, vorresti restare in Gran Bretagna o magari provare ad andare altrove?

Non ho una preferenza. Vorrei giocare a un buon livello. Ho qualche opzione in arrivo, sicuramente in estate ci saranno molte più opportunità. Ma non mi sento legato a un posto. La Spagna, il Portogallo, anche in Italia, sarebbero una grande esperienza per me. 

Le ultime stagioni di Joao Virginia
Le ultime stagioni di Joao VirginiaFlashscore

Essere sempre secondo portiere non è facile. Deve supporre uno sviluppo di molta forza di volontà.

Sì, assolutamente. Negli ultimi due anni sono stato il numero due dietro Jordan (Pickford), ed è molto difficile scalzarlo, perché ha fatto stagioni davvero buone. Ho lavorato sodo per cercare di conquistarmi un posto, ma era difficile. Spesso devi aspettare un’occasione, un infortunio o una squalifica. Giochi le coppe, fai del tuo meglio… penso di aver fatto un ottimo lavoro. Ma ora è il momento di andare a giocare: sento di doverlo fare. Ho un’età in cui ho bisogno di giocare, non voglio essere il numero due per sempre.

Magari puoi prendere come esempio Emiliano Martínez: è arrivato al successo vero a 29 anni…

Ho lavorato con lui all’Arsenal quando ero giovane. Anche lui era ancora giovane, ma più grande di me. Lo seguo molto, e la sua storia mi ha insegnato ad avere pazienza. È arrivato al top tardi, e questo mi dà fiducia. Anche se voglio arrivarci presto, so che devo aspettare l’occasione giusta. Può arrivare in qualsiasi momento, quindi devo solo essere pronto. Guardando lui, mi sento incoraggiato. È arrivato al top a 29-30 anni.

Vi sentite ancora? Ti ha dato qualche consiglio?

Sì, siamo ancora in contatto. Ogni volta che giochiamo contro ci parliamo un po’. Mi dice di essere paziente. Sono stato anche in prestito al Reading, dove era stato lui prima di me. Quando sono arrivato, ne abbiamo parlato molto e mi ha dato tanti consigli. È un grande ragazzo, un ottimo portiere, e non sorprende che sia ai vertici ora.

Su chi fosse il migliore fra Ronaldo e Messi non eravate d’accordo, però…

No no, lasciamo stare… (ride).

Negli ultimi due anni all’Everton, è stato difficile: siete partiti molto in basso in classifica, poi siete risaliti. Ci sono stati momenti in cui temevate davvero la retrocessione?

Oh sì. Quando ci hanno tolto 10 punti lo scorso anno, ci siamo spaventati molto. Improvvisamente eravamo in zona retrocessione. E ci siamo sentiti nei guai. Ma avevamo un grande gruppo all’Everton, unito. Siamo rimasti compatti e siamo riusciti a cambiare la stagione. A cinque partite dalla fine eravamo salvi. Ma è stato spaventoso. Un club grande come l’Everton non dovrebbe mai trovarsi in quella situazione.

E poi l’ultima stagione a Goodison Park: non poteva finire con una retrocessione…

Sì, è stata speciale. Quello stadio ci ha dato energia in più. I tifosi erano fantastici. In alcune partite, il pubblico è stato incredibile. È uno degli stadi più rumorosi in cui abbia mai giocato. È qualcosa di speciale. 

C’è un momento di quest'ultima stagione che ricordi come il più bello? 

Sì, quando James Tarkowski ha segnato contro il Liverpool all’ultimo minuto a Goodison. È stato pazzesco. Una delle atmosfere migliori che abbia mai vissuto in uno stadio. Tutti sono impazziti, saltavano, urlavano. Sembrava di aver vinto un titolo. Anche se era solo un derby locale, è qualcosa di enorme.

Ora l’Everton è stato acquistato dalla proprietà nordamericana dei Friedkin, che possiede anche la Roma. Hai avuto contatti con loro? A Roma li criticano per la poca presenza sul territorio…

Appena hanno comprato il club, sono venuti al centro sportivo e si sono presentati a tutti. Era la prima volta che li vedevamo. Sembravano motivati a cambiare e migliorare il club. Vogliono investire. Sono solo passati solo pochi mesi, ma credo che l’Everton stia andando nella giusta direzione.

Quindi magari potresti andare a Roma, se Svilar dovesse andare via?

E chi lo sa... Svilar ha fatto una stagione straordinaria. Lo seguo molto: abbiamo giocato tante volte contro da giovani. Era al Benfica quando io sono partito. La Roma sarebbe una grande opzione, è un gran club. Ma ora lì c'è Svilar, e parliamo di un ottimo portiere.

Chi era il tuo idolo da bambino?

Petr Čech.

Che rapporto hai con lui?

Quando sono arrivato all’Arsenal a 16 anni, è arrivato anche lui da Chelsea. Mi allenavo spesso con lui. È fantastico con i giovani portieri, parla molto, dà consigli, ti dedica tempo. Dopo gli allenamenti ci sedevamo a parlare. Per un ragazzino che lo considerava un idolo, era un sogno. Solo stare accanto a lui era un piacere. Per me è il miglior portiere di sempre della Premier: il record di clean sheet parla chiaro.

Sei anche stato una stagione in prestito allo Sporting, allenato da Ruben Amorim. Cosa puoi dire di lui a livello umano?

È un grande allenatore, ma soprattutto un grande gestore di persone. I grandi allenatori hanno questa qualità. Allo Sporting avevamo uno spogliatoio fantastico, forse il migliore in cui sia mai stato. Anche se non giochi molto, senti comunque che l’allenatore fa le scelte giuste. Non succede spesso. Allo United per ora non gli è andata bene, speriamo che il tempo lo aiuti.

Hai giocato con Pedro Porro e Nuno Mendes. Ti aspettavi che sarebbero diventati così forti?

Sì, li conoscevo da giovani. Nuno già dalla Nazionale giovanile. Meritano entrambi il successo. Sono ottimi terzini, e non sono sorpreso dal livello che hanno raggiunto.

Parlando dell’ultima partita contro il Newcastle: avete vinto in uno stadio difficile. Hai percepito la paura dei tifosi di perdere la Champions?

Quando abbiamo segnato, si sentiva la tensione. Ma alla fine gli altri risultati sono stati favorevoli a loro. È stato strano: abbiamo vinto, ma loro hanno scoperto che erano comunque in Champions e hanno iniziato a festeggiare. Strano, ma comprensibile: è un traguardo importante per un club come il Newcastle.

Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera?

Recentemente, il supporto che ho ricevuto dai tifosi dell’Everton quando hanno saputo che me ne andavo. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con loro. Mi hanno scritto tanti messaggi bellissimi. Non succede spesso: di solito quando vai via le reazioni non sono positive. È stato emozionante. Mi mancheranno molto.

Quindi, un po’ come quando hai lasciato il Portogallo da giovane: ora lasci la tua seconda casa…

Esatto. Ora da adulto vado via di nuovo. E ci tengo a sottolineare che lascio dei tifosi unici. È difficile paragonare i tifosi, ma quelli dell’Everton sono tra i migliori che abbia mai visto.