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La scena muta dell'Italia a Oslo è l'ultimo pauroso e simbolico atto di una squadra rammollita

Raspadori, uno dei pochi a provarci a Oslo
Raspadori, uno dei pochi a provarci a OsloLise Åserud / NTB / AFP
Mai in partita, in Norvegia gli uomini di Spalletti sono apparsi inermi e totalmente privi di iniziativa. Molti giocatori sono stanchi, gli interisti su tutti, e la mancanza di un leader in mezzo al campo acuisce tutti gli altri problemi. E il fantasma dello spareggio Mondiale è già una realtà

Piegata e raffreddata dalla pioggia che non ha mai smesso di scendere copiosamente. Uno scenario climatico che lasciava presagire due possibili scenari: o quello del sorprendente exploit o quello della tragica caduta. E dopo un quarto d'ora si è compreso subito che, purtroppo per l'Italia, si trattava della seconda opzione. Il fulmine a cielo già tempestoso generato da Antonio Nusa, un norvegese dal nome tipicamente italiano, che ha fornito l'assist per Sorloth, ha illuminato la scena drammatica della difesa tricolore, nella quale Bastoni prima sbagliava un'apertura e poi teneva in gioco lo stesso autore del gol.

A fine gara, dopo aver preso tre reti in meno di un tempo, il capitano Gianluigi Donnarumma ci ha messo la faccia, già marchiata dai tacchetti di Singo lo scorso dicembre: "Non ho spiegazioni", l'ammenda del portiere azzurro. La vittoria in Champions League con un Paris Saint Germain forte soprattutto nel collettivo, è stata già quasi dimenticata da Gigio, che sul gol del 2-0 di Nusa avrebbe potuto forse fare di più ma che è crollato sotto terra con tutto il gruppo assumendosi le responsabilità anche dei compagni che, dalla cintola in su, sono apparsi evanescenti.

Se, del resto, la dinamo di Barella è scarica, le geometrie di Rovella sono mancate, e l'indole guerriera di Tonali si è aggrinzita, sembra logico che in mezzo al campo gli azzurri siano stati surclassati. E mentre Odegaard dava lezioni di movimenti con e senza palla, piazzandosi sempre nel posto giusto al momento giusto, gli spazi per gli azzurri non venivano fuori. L'unico a provarci era Raspadori, costretto ad arretrare troppo per cucire il gioco, mentre Zappacosta non trovava mai l'affondo e il malcapitato Udogie ci metteva tutta la grinta possibile ma senza spunti decisivi. 

Il simbolo dell'impotenza azzurra era Retegui, capocannoniere in Serie A con l'Atalanta con ben 25 gol all'attivo ma totalmente invischiato dalla marcatura collettiva scandinava. Ieri notte si è sentita, fortissima, la mancanza di Moise Kean al centro dell'attacco. Perché l'assenza di trame reali può essere attutita in parte solo da chi sa usare tecnica e fisico, e il nativo di Vercelli è l'unico marinaio della crew spallettiana che riesce a non affondare in un mare così travolgente di difensori avversari.

I voti di Norvegia-Italia
I voti di Norvegia-ItaliaFlashscore

E così, dopo un primo tempo ai limiti dell'irriverente per approccio alla gara e dedizione, l'unico a salvarsi in qualche modo era quel Coppola che da debuttante ha retto tenendo a bada un Haaland limitato a un solo gol. Ben scattato sul filo del fuorigioco, il capocannoniere di sempre degli scandinavi ha approfittato dell'unica vera occasione in cui il centrale del Verona gli ha regalato metri. Poi, con la tempesta che continuava a battere violentemente il prato di Oslo, il 21enne ha dato prova di audacia e abnegazione evitando un'imbarcata vergognosa.

Il pesante starnuto di Oslo, dove la fredda umidità di un giugno poco estivo per chi è abituato al caldo del Mediterraneo, è sintomo di una malattia quasi endemica ormai per gli azzurri, che alla prima partita delle eliminatorie mondiali sono già con le spalle al muro. Gli interisti Barella, Bastoni e Dimarco sono stremati, e per giunta ora andranno all'altro Mondiale, quello per club. La difesa non è granitica, ma paradossalmente ieri a mancare è stata la creatività. 

Le prossime partite dell'Italia
Le prossime partite dell'ItaliaFlashscore

Nessuno sa se Ricci o un ormai attempato Jorginho avrebbero potuto dare qualcosa in più alla mediana. Ma probabilmente un Verratti che ha ancora 32 anni ma si è esiliato da due in Arabia avrebbe potuto fornire quel quid di fosforo ulteriore per accendere una miccia di calcio e speranza. Di prove per sbagliare non ce ne sono più. Se l'Italia vuole evitare gli spareggi e intende dipendere da sé stessa deve aumentare i giri del motore. Perché vincerle tutte potrebbe non essere sufficiente se gli scandinavi manterranno il loro ritmo. Inoltre, dopo la batosta per tre reti a zero, la differenza reti è già inclemente e passiva. 

Uno scenario apocalittico quello che si presenta per un'Italia che tra i giocatori di movimento manca di un leader e che non dispone di attaccanti che possano garantire goleade in grado di rialzare il morale. Orsolini, ieri schierato a partita ormai compromessa, deve essere messo nelle condizioni di mordere, mentre Lucca, autore dell'unico tiro allo scadere, non sembra avere ancora i galloni per incidere. Lunedì si capirà subito se ci sono speranze o meno di poter credere in una ripresa. Ma la scena muta di Oslo è una spia vermiglia che va spenta subito. Nel frattempo, mentre la goletta azzurra è arenata, il drakkar vichingo viaggia spedito verso il Nordamerica. Un luogo che, del resto, hanno scovato per primi proprio gli antenati di Odegaard e compagnia, che a loro volta hanno già avviato la rotta.