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Italia, la crisi affonda nelle radici: senza una rivoluzione nei vivai, il futuro è in pericolo

Sandro Tonali durante Norvegia-Italia
Sandro Tonali durante Norvegia-Italiaipa-agency.net / Shutterstock Editorial / Profimedia
La crisi della Nazionale italiana affonda le radici in un sistema giovanile malato, ossessionato dal risultato e incapace di coltivare davvero il talento. Le parole di Gasperini tornano oggi più attuali che mai: senza una svolta profonda nei vivai, il calcio italiano rischia di allontanarsi ancora a lungo dal successo.

In Italia commettiamo l'errore di chiedere subito i risultati anche ai ragazzi dei settori giovanili anziché lasciarli liberi di giocare e di sbagliare”. Le parole di Gian Piero Gasperini, pronunciate lo scorso 20 maggio quando ancora guidava l’Atalanta, sono diventate oggi un’amara fotografia di sistema.

Una miccia che esplode in uno dei momenti più drammatici della storia del calcio italiano: esclusa dai Mondiali nel 2018 e nel 2022, reduce da un Europeo deludente e travolta dalla Norvegia nel primo match di qualificazione per il Mondiale. Una Nazionale in profonda crisi, che rischia seriamente di non ottenere (nemmeno questa volta) il pass per la Coppa del Mondo 2026. Ma la radice del problema è ben più profonda e parte da lì, dai vivai.

Gli 11 scelti da Spalletti contro la Norvegia
Gli 11 scelti da Spalletti contro la NorvegiaFlashscore

Non è una questione di uomini o moduli, ma di struttura. In Italia, il settore giovanile è diventato una fiera dell’ossessione per il risultato. Bambini di sei o sette anni spinti alla competizione, genitori che si accapigliano in tribuna, allenatori costretti a “vincere” già con i Pulcini per conservare il posto. La tecnica viene sacrificata sull’altare della fisicità, i margini di errore ridotti a zero. Il talento? Spesso ignorato se non ha già il fisico da adulto.

Il risultato è un'intera generazione di calciatori che non sa più giocare sotto pressione, che fatica a leggere il gioco, che arriva alla prima squadra senza essere davvero cresciuta. E così, mentre l’Italia affonda, le formazioni giovanili dei club vengono riempite da stranieri e i talenti autoctoni scompaiono dai radar. I numeri sono chiari: nella Serie A attuale, la percentuale di giovani italiani titolari è ai minimi storici. E i pochi talenti che emergono, spesso, sono costretti a cercare spazio all’estero.

Spagna, Francia, Inghilterra: perché non prendiamo realmente spunto da loro?

Il confronto con gli altri Paesi è impietoso. Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, persino Paesi Bassi e Portogallo: tutte hanno una struttura che tutela il percorso dei giovani, ne valorizza la tecnica e soprattutto li accompagna, invece di caricarli di aspettative. Proprio grazie a questa attenzione nascono talenti come Pedri, Doué e Wirtz: solo tre esempi di giovani che stanno diventando stelle grazie alla pazienza e alla fiducia riposta nelle loro capacità fin dalla tenera età.

"In Italia - ricordava Gasperini - sui vivai sbagliamo, i club professionistici sono diversi dai dilettanti perché scelgono i ragazzi di una spanna più alti. Così non escono campioni e le prime squadre sono zeppe di stranieri. Al Barcellona, invece, a parte Yamal che è un fenomeno, i giovani sono ragazzi normali anche fisicamente. In Spagna rispettano le caratteristiche di un popolo mediterraneo privilegiando la tecnica". 

La Nazionale, quindi, è solo lo specchio di un intero sistema che ha smesso di investire nel futuro. Le grandi vittorie, come l’Europeo del 2021, appaiono sempre più come exploit isolati, miracoli che mascherano una crisi strutturale. Se non si torna a formare, e non solo a selezionare, l’Italia continuerà a guardare i Mondiali dal divano.

Cambiare significa intervenire alla radice: riformare i vivai, formare meglio gli allenatori, alleggerire la pressione su bambini e adolescenti, e tornare a privilegiare la tecnica sull’atletismo. Ma soprattutto, significa smettere di chiedere risultati a chi ha solo bisogno di tempo per imparare. Se non si ricomincia da qui, nessun CT - né Spalletti né chi verrà - potrà davvero invertire la rotta.