Flashscore Awards, è Lamine Yamal il miglior giovane dell’anno: un'esperienza sensoriale

Lamine Yamal, il crack di Rocafonda, codice postale (08)304
Lamine Yamal, il crack di Rocafonda, codice postale (08)304JOSE JORDAN / AFP

Alcuni giocatori non si contano con i numeri, ma si raccontano e si tramandano con le parole e, soprattutto, con le emozioni che sono stati in grado di trasmettere. E Lamine è uno di questi.

Dargli un premio al "miglior giovane dell’anno" è, oramai, un esercizio di modestia lessicale. Lamine Yamal ha superato da tempo la dimensione anagrafica dei premi "secondari": il suo è un talento che abita il presente, non una promessa che guarda al domani.

Il Pallone d’Oro e il nostro Flashscore Award sono andati meritatamente a Ousmane Dembélé, ma questo non toglie che nel racconto profondo di questa stagione la sensazione è che per Lamine certi riconoscimenti siano diventati, semplicemente, insufficienti a descriverne l’impatto.

Non ha vinto il secondo Golden Boy solo perché il regolamento lo impedisce. In compenso, si è preso per il secondo anno consecutivo il trofeo Kopa, primo giocatore a riuscirci. Un dettaglio che dice molto sulle dimensioni del fenomeno che abbiamo la fortuna di ammirare "ogni maledetta domenica".

Non solo numeri

I numeri aiutano sicuramente a inquadrare il suo impatto, senza, però, poterne descrivere fino in fondo i suoi effetti sullo sport più amato e praticato al mondo. Con il Barcellona, la crescita è stata verticale: dai 7 gol e 9 assist della stagione 2023-24 in 50 presenze, è passato ai 18 gol e 25 assist in 55 partite della scorsa campagna. 

E l'attualità spinge ancora più in alto l’asticella: nei primi 20 incontri di questa stagione, infatti, Lamine Yamal ha già firmato 9 gol e 11 assist. 

Tutto questo, nonostante stia convivendo da qualche tempo con una pubalgia ostinata, destinata probabilmente ad accompagnare la stella catalana ancora a lungo, ma che, per il momento, non è riuscita a ridurne la luce. Anzi, semmai ne ha rafforzato la percezione di grandezza.

Esperienza sensoriale

Ma ridurre Lamine Yamal a una sequenza di cifre ci renderebbe colpevoli di alto tradimento davanti al tribunale supremo del pallone. La sua vera unità di misura, infatti, è quella che prova a quantificare il suo impatto sulle emozioni, sugli stati d'animo dei tifosi. 

È nel sinistro che cerca l’incrocio come se fosse un destino ineluttabile, nel dribbling che fa tremare le gambe dei difensori, nel silenzio elettrico che attraversa il Camp Nou quando riceve palla e il pubblico trattiene il respiro per non disturbare il proprio genio e godersi la sua arte non solo con la vista, ma anche con tutti gli altri sensi. Sì, Lamine è un'esperienza sensoriale, un tre stelle Michelin, la cui presenza in campo vale, da sola, il prezzo del biglietto.

Il crack di Rocafonda, allo stesso modo, personifica anche la paura che si avverte sulle gradinate avversarie quando entra in possesso della sfera, quella sensazione, quella brutta sensazione che qualcosa di irreparabile stia per accadere. E guai a provocarlo! 

L'erede

Lo si è visto all’Europeo dello scorso anno, quando ancora minorenne ha illuminato la Spagna: un solo gol, sì, ma cinque assist e una presenza illuminata e illuminante, culminata nella risposta più eloquente possibile a Adrien Rabiot, con quel golazo segnato proprio in faccia al calciatore che lo aveva criticato il giorno prima e che è diventato il manifesto del torneo. 

Lo si è visto nei Clásicos, nei gol al Real Madrid ("è il calciatore più sopravvalutato del mondo", avevano detto di lui nella capitale) che, non sono solo reti, ma sembrano simbolici passaggi di consegne. Un po' come come se a passargli il testimone sia direttamente quel Lionel Messi di cui ha ereditato già la maglia numero '10' . E se è vero che i paragoni sono sempre antipatici, è difficile immaginare un erede della Pulga più degno di lui.

E lo si è visto, infine, nella competizione più importante al mondo: sì, anche nella drammatica - per i blaugrana - doppia sfida contro l'Inter, quando solo un prodigioso Yann Sommer e un gol in pieno recupero di Acerbi gli hanno negato la possibilità di lanciare la sfida totale a quello stesso Dembélé che, poi, gli ha soffiato sia la Champions League che il Pallone d'Oro.

La leggenda di Lamine

Ma Lamine ha ancora tempo per vincere e rivincere tutto. Quello che è certo è che questa generazione di tifosi del Barça (e non solo), un giorno, racconterà le sue gesta proprio come qualcuno ha raccontato loro di Laszlo Kubala, Johan Cruyff, Ronaldinho e Lionel Messi. 

E, quando lo farà, con buona pace degli statistici, dedicherà solo una piccola parte della propria narrazione ai gol segnati o ai trofei vinti. Perché certi giocatori non si contano con i numeri, ma si raccontano e si tramandano con le parole e, soprattutto, con le emozioni che sono stati in grado di trasmettere. E, salvo imprevisti, Lamine Yamal non inseguirà a lungo la leggenda di questo sport, ma si siederà presto al tavolo dove la leggenda si scrive.

.
..