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Mondiale per Club, uscita precoce di Inter e Juve: un campanello d’allarme per il calcio italiano?

Lautaro Martinez dopo Inter-Fluminense
Lautaro Martinez dopo Inter-FluminenseJACOB KUPFERMAN / EPA / Profimedia
Inter e Juventus sono state eliminate dal Mondiale per Club: semplice stanchezza dopo una stagione intensa o un segnale più profondo? Dietro questa doppia uscita si nasconde la difficoltà del calcio italiano a sostenere i ritmi e la mentalità delle altre squadre?

La nuova edizione del Mondiale per Club, ampliata quest’anno a un format di 32 squadre, si è rivelata un banco di prova tutt’altro che agevole per le italiane Inter e Juventus, eliminate entrambe già agli ottavi di finale. Un verdetto che, al di là del risultato sul campo, fotografa con chiarezza le difficoltà che il calcio italiano sta attraversando su scala internazionale, evidenziando gli ostacoli nel confrontarsi con una competizione rinnovata e più esigente.

Inter e Juventus sono giunte a questo appuntamento dopo una stagione intensa e ricca di tensioni. L’Inter, in particolare, ha pagato il prezzo delle tante partite disputate, ma soprattutto il peso psicologico e fisico derivante dalla mancata vittoria dello scudetto all'ultima giornata e soprattutto dalla sconfitta nella finale di Champions League: una ferita ancora aperta che ha lasciato strascichi evidenti nello spogliatoio, come confermato dalle dichiarazioni di Lautaro Martinez nel post gara.

La sconfitta per 2-0 contro il Fluminense, formazione brasiliana che ha messo in mostra freschezza atletica e compattezza di squadra, è stata la spia più lampante di un’Inter ormai logorata e appesantita, non solo dalla pesante sconfitta subita contro il PSG ma anche da un clima interno tutt’altro che disteso. I nerazzurri sono apparsi lenti, poco incisivi e incapaci di alzare il ritmo nei momenti chiave della partita.

La Juventus, invece, pur eliminata dal Real Madrid con un risultato più contenuto (1-0), non ha certo convinto del tutto. Il ko contro una corazzata europea è da mettere nel conto, ma è emersa comunque la sensazione che la squadra non abbia ancora ritrovato una solidità e un’identità chiara, in un momento in cui la dirigenza è impegnata a gestire tensioni di mercato e un progetto tecnico ancora in fase di definizione. Ma quali sono le cause più profonde di questa “delusione mondiale”?

Il Mondiale per Club: un torneo sottovalutato?

In primis, occorre contestualizzare la manifestazione in cui si inserisce il Mondiale per Club. Nonostante il prestigio del trofeo, la competizione fatica ancora a suscitare un coinvolgimento pieno tra le squadre europee, e non solo. Essendo questa la prima edizione con un format ampliato a 32 squadre, molti giocatori sembrano ancora incerti su cosa aspettarsi e come approcciarsi a questa nuova sfida.

La stagione agonistica si è da poco conclusa, in un calendario sempre più fitto e gravoso, che porta inevitabilmente a un accumulo di fatica fisica e mentale. Non sorprende dunque che alcune squadre si presentino a questo appuntamento in uno stato di forma precario o in fase di riassestamento atletico.

Ma la questione non si esaurisce con la preparazione fisica. È lecito ipotizzare un deficit di motivazione e coinvolgimento psicologico: per molti protagonisti, il Mondiale per Club può essere percepito come un “impegno accessorio”, un’appendice non gradita che si frappone tra la fine di una stagione lunga e il meritato periodo di riposo.

Questa percezione, giusta o meno che sia, potrebbe aver generato un atteggiamento di riluttanza che ha inciso negativamente sulle prestazioni di Inter e Juventus. Ovviamente, si tratta di ipotesi, ma che meritano di essere considerate per capire meglio le ragioni di queste delusioni.

Un livello competitivo in declino?

Se da un lato la serrata gestione del calendario e le specificità del nuovo format del Mondiale per Club spiegano in parte le difficoltà di Inter e Juventus, dall’altro emerge con chiarezza un problema più profondo e strutturale che investe il calcio italiano nel suo complesso. La competitività delle nostre squadre sembra aver subito un rallentamento significativo rispetto a quella di altri campionati, una realtà che si manifesta con particolare evidenza in competizioni internazionali di alto livello come questa.

La Serie A rimane indiscutibilmente un torneo di altissimo profilo tecnico, capace di attrarre campioni di calibro mondiale e di proporre un calcio tatticamente raffinato. Tuttavia, negli ultimi anni è diventato sempre più evidente il gap nel mantenimento di ritmi elevati, velocità e dinamismo, caratteristiche imprescindibili nel calcio moderno e nelle competizioni di vertice. Questo divario si traduce in una ridotta capacità di adattamento ai cambi repentini di ritmo e a un pressing costante, elementi nei quali molte realtà estere sembrano aver preso un netto vantaggio.

Il ko subito contro il Fluminense, dunque, non appare così inaspettato se si considera non solo la mancanza di quella “fame agonistica”, ma anche la difficoltà a interpretare e reagire a situazioni tattiche e ambientali complesse in un contesto internazionale (cosa che era riuscita all'Inter molto bene contro il Barcellona).

Le statistiche di Inter-Fluminense
Le statistiche di Inter-FluminenseOpta by Statsperform

Non è stata solo la sconfitta contro i brasiliani a preoccupare, ma anche il sofferto successo contro i giapponesi dell’Urawa Reds, un campanello d’allarme che evidenzia lacune che vanno ben oltre la singola squadra nerazzurra e parlano invece di un sistema più ampio.

Il discorso si estende alla Juventus, che pur mostrando qualche sprazzo di qualità soprattutto nelle fasi iniziali della gara, ha subìto la supremazia tecnica e mentale del Real Madrid. I bianconeri, schiacciati dalla potenza di un avversario abituato a competere ai massimi livelli mondiali, hanno faticato a trovare continuità e incisività, elementi imprescindibili per competere con le élite del calcio globale.

La posizione media in campo dei giocatori bianconeri
La posizione media in campo dei giocatori bianconeriOpta by Statsperform / PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP

Questo scenario non è frutto del caso o di una semplice congiuntura sfavorevole, ma piuttosto il risultato di un processo che richiede una riflessione profonda. Significa forse che il calcio italiano è inferiore a quello brasiliano, giapponese o, più semplicemente, a quello spagnolo? Assolutamente no.

Piuttosto, che sia una questione di mentalità o di atteggiamento, il nostro movimento necessita di ritrovare quella fame agonistica che possa riportarlo con continuità sui più grandi palcoscenici mondiali, con l’obiettivo di tornare a vincere competizioni di prestigio come Champions, Europa League o, in questo caso, il rinnovato Mondiale per Club.

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