Altri

Il colpaccio di Maresca, un quasi debuttante che ha incartato l'esperto Luis Enrique

Maresca e Luis Enrique a fine gara
Maresca e Luis Enrique a fine garaMostafa Bassim / ANADOLU / AFP
Dopo un'intensa gavetta, l'allenatore italiano ha preso in mano una squadra importante ma senza idee precise. E proprio la sua filosofia di gioco l'ha portato a trionfare in finale contro un Psg che sembrava imbattibile

Sarebbe ridondante usare l'espressione "The Italian Job" per indicare un exploit ottenuto da un rappresentante tricolore di qualsiasi sport. Quello che ha fatto Enzo Maresca domenica nel New Jersey, terra zeppa di immigranti italiani, sembra un vero e proprio colpo. Uno da scassinatore provetto, nonostante la poca esperienza in questo tipo di competizioni. Totalmente agli antipodi rispetto allo scafato e vincente Luis Enrique.

Perché il trionfo dei campioni di Conference League su quelli di Champions è stato dettato non solo da un'ottima condizione psicofisica, ma anche dall'abiura di un tipo di gioco per loro deleterio. Ossia quello della costruzione dal basso. Un po' all'italiana, ma senza dimenticare l'amore per il palleggio, arte nella quale l'ex calciatore del Siviglia si difendeva piuttosto bene. Migliorato al City, l'allenatore campano ha fatto capire che non di sole trame palla al piede si può vincere in modo egregio.

Palla lunga

Consapevole di dover lasciare la palla alla mediana piena di palleggiatori del Psg, il tecnico campano ha approcciato la finale di Mondiale per Club come chiunque avrebbe dovuto fare in questo momento. Il pressing furioso di Dembelé, Doué e Kvaratskhelia, infatti, non andava contrastato con pericolosi fraseggi corti vicino alla porta. Il lancio lungo, che in Inghilterra è culturalmente ben accetto, è stato cruciale per poter mettere Cole Palmer e Malo Gusto in condizioni di far male sulla fascia destra.

In effetti, questa tattica mordi e fuggi ha finito col dare ragione a Maresca, visto che tutti i gol rifilati ai parigini sono arrivati da quel lato. Inutile accanirsi con oltranzismo verso il possesso palla quando alla fine conta vincere. E i Blues che hanno tagliato in due gli "ingiocabili" parigini, che ne avevano rifilati quattro al Real Madrid, hanno fatto buon viso (il loro) a cattivo gioco (quello degli avversari).

Le statistiche della finale del Mondiale per Club
Le statistiche della finale del Mondiale per ClubStats Perform

Rampante

Non avrà la bacchetta magica, ma Maresca ha dato ai Blues qualcosa di diverso da quando è arrivato. Dopo una serie di anni di tristi figure, con vari personaggi poco eclettici ad alternarsi sulla panchina di Stamford Bridge, è arrivato lui. Allievo di Pep Guardiola al Manchester City, ma precedentemente venuto fuori ad Ascoli, il salernitano ha vissuto varie esperienze da primo tecnico. La prima, fallimentare a Parma, dove fu esonerato in Serie B. Poi l'exploit l'anno scorso con la promozione del Leicester in Premier League. Fino ai due titoli in un mese e mezzo con la squadra londinese, che ha portato anche in Champions League.

Proprio come quel leone che campeggia sullo scudo del Chelsea, il tecnico 45enne adesso può fregiarsi di essere in piena ascesa. Insieme a Roberto De Zerbi e Francesco Farioli è uno dei giovani allenatori italiani con più possibilità di fare bene. Anzi, benissimo visto quanto raccolto nella stagione appena finita e le possibilità che ha la società londinese di fare mercato. Fautore di un calcio bello a vedersi ma non integralista, è pronto a vivere la prossima stagione come uno dei candidati alla vittoria della Premier. E, nel frattempo, nella sua patria c'è chi lo rimpiange. E non poco.