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Esclusiva | Hoarau: "Il PSG parte favorito nel Mondiale per Club, contro l'Atleti una sofferenza!"

Guillaume Hoarau parla con Flashscore in vista della prima partita del PSG.
Guillaume Hoarau parla con Flashscore in vista della prima partita del PSG.Sipa Press / Profimedia
A poche ore dal debutto del Paris Saint-Germain, Guillaume Hoarau (161 presenze e 56 gol con il club) ha parlato in esclusiva con Flashscore. Il campione francese del 2013 riflette sulla stagione storica del PSG e condivide il suo parere sulle chance di conquistare il primo Mondiale per Club.

Ripensando al trionfo del PSG in Champions League, pensa che sia stata una vittoria logica e meritata?

Beh, a posteriori direi moltissimo, anche perché siamo ancora euforici... aspettavamo questo momento da tanto tempo. Dal mio punto di vista, la vittoria del PSG è logica, per non dire meritata. E questo perché la logica non è mai cambiata sin dalla prima giornata. Luis Enrique aveva un piano e una visione fin dall'inizio. Era come un architetto che già vedeva la casa finita, con tanto di decorazioni interne, mentre tutti gli altri vedevano solo un cantiere polveroso.

È riuscito a definire una linea d’azione chiara, una routine quotidiana solida, e soprattutto non si è mai discostato dal suo approccio. Per lui c’era un percorso logico da seguire.

All'inizio del 2025, il PSG era in costante crescita. Non c’è stato mai un passo indietro. Nei contenuti, nel linguaggio del corpo, nelle prestazioni individuali e collettive: era sempre un continuo miglioramento. Quindi sì, per me ha tutto senso. Perché, semplicemente, sono stati la squadra che ha offerto il miglior calcio per 90 minuti, con la massima continuità.

Si parla di condizioni climatiche proibitive per questa prima partita contro l'Atlético, con temperature di 38°C. È un cambiamento rispetto alle ultime partite, pensa che questo possa avere un impatto sul calcio del PSG?

È chiaro che il caldo si fa sentire sul corpo. Ma nonostante la temperatura, il PSG gioca un calcio estremamente intenso, fatto di sforzi fisici continui: in fase offensiva, con ripetute corse ad alta intensità, e in fase difensiva, con un pressing costante ogni volta che perdono il possesso. Non smettono mai di lavorare.

Sono loro a dettare il ritmo del gioco. Ed è per questo che, secondo me, sono una squadra impressionante sia dal punto di vista fisico che per la lucidità tecnica, anche nei momenti di maggiore stanchezza.

Precedenti tra Atletico e PSG
Precedenti tra Atletico e PSGFlashscore

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Giocare una partita di questo livello a 38 gradi, soprattutto dopo tutto quello che hanno vissuto, non è affatto semplice. Ma possiamo fidarci di questa squadra e di Luis Enrique. Lui si prende sempre il tempo necessario per prendersi cura dei suoi giocatori, “i suoi figli”, come li chiama. Possiamo fidarci anche dello staff medico, che monitora attentamente ogni dettaglio.

Il PSG saprà sicuramente come gestire al meglio questa competizione. È evidente che disputare una gara in condizioni climatiche così estreme, subito dopo aver vinto due finali consecutive - di Champions League e Nations League (ndr: per i portoghesi) - non sia facile per alcuni, ma credo che vedremo comunque molte rotazioni.

Il primo grande ostacolo è l'Atlético. Sono un osso duro, ma vista la loro forma attuale, saranno in grado di fermare questo PSG?

Iniziare contro l’Atlético Madrid non è certo semplice: è una squadra contro cui è sempre una sofferenza giocare! Il lato positivo è che conosciamo bene il gruppo di Simeone, fondato su compattezza, aggressività e tanti duelli. Ma quando entri in una competizione così, non hai tempo per dosarti: devi restare ancorato al presente e andare avanti, una partita alla volta.

Credo che l’obiettivo principale del club sia già stato raggiunto: essere in questa competizione, che è perfetta per misurarsi. È chiaro, in palio c’è un titolo importante, ma il PSG deve continuare a essere una squadra che impressiona, che gioca un bel calcio e che affronta ogni sfida con lucidità, senza guardare troppo avanti. Molto dipenderà dalle assenze, dalle condizioni dei giocatori e da chi sarà disponibile. Vedremo come il gruppo saprà adattarsi.

Tornando all’Atlético: questa Coppa del Mondo per Club rappresenta anche una preparazione ideale per l’estate. Meglio affrontare questo tipo di partite piuttosto che disputare semplici amichevoli. Serve mentalità, da costruire fin da subito, e che ci accompagnerà per tutta la stagione. Si comincia con la sfida più dura. Se il PSG riuscirà a tenere la testa alta, ad avere il possesso palla e ad avere pazienza, potrà trovare il modo per aggirare una delle difese più solide in circolazione.

Il PSG è favorito per la vittoria della Coppa del Mondo per Club?

In quanto campione d’Europa, il PSG parte ovviamente come favorito… e forse oggi è addirittura ultra-favorito. Credo che molte persone vedano ancora questa competizione come qualcosa di nuovo, quindi è normale che ci voglia tempo perché trovi la sua piena dimensione. Alcuni diranno che non tutte le squadre si presenteranno al completo, che ci saranno rotazioni. Ma quando sei competitivo, non importa quale trofeo c’è in palio: vuoi vincere. E ora Luis Enrique deve già iniziare a preparare la nuova stagione.

Il PSG è in crescita.
Il PSG è in crescita.Flashscore

L’obiettivo è arrivare con tutti pronti all’inizio della prossima stagione. Bisogna assicurarsi di schierare sempre una squadra competitiva. Il PSG ha un gruppo di giocatori di altissimo livello, quindi può permettersi il lusso di avere praticamente due formazioni all’altezza.

Come si fa a gestire e a competere in un torneo che cade nel bel mezzo dell'estate e che è più o meno importante, conoscendo gli interessi individuali di alcuni come Ousmane? Come ci si prepara mentalmente come giocatore per questa competizione?

Questo è il vero punto di forza del PSG di Luis Enrique: è riuscito a instillare una mentalità vincente, concentrando il gruppo sia sugli obiettivi collettivi che su quelli individuali. Quando la squadra lavora come un blocco unico, i singoli inevitabilmente emergono, e l’energia che si è creata è stata positiva. Lo abbiamo visto per tutta la stagione, anche in campionato: mai un problema tra i giocatori. Questo è significativo, perché dimostra che il gruppo funziona, che lo spogliatoio è sano e che la gerarchia interna è rispettata.

Oggi il PSG ha consegnato le chiavi a Luis Enrique, e lui ha saputo esattamente cosa farne. Tutti vanno nella stessa direzione. È anche per questo che uno come Ousmane Dembélé è stato man of the match contro l’Arsenal, dopo essere rimasto deluso dalla sua prestazione contro l’Aston Villa. Questo dimostra che l’obiettivo viene prima di tutto: il collettivo. Per me, Dembélé è il simbolo di questa squadra, un leader silenzioso che brilla proprio perché ognuno gioca il proprio ruolo, senza strafare.

Ed è questo che rende tutto interessante: l’approccio di Luis Enrique è profondamente radicato nel gruppo. Bisogna anche ricordare che questa competizione, prima di tutto, rappresenta una preparazione. Non serve farsi ossessionare. L’ossessione è il modo migliore per fallire. Servono fiducia, serenità… e finora, non hanno sbagliato nulla.

Cosa pensa del lavoro svolto da Luis Enrique negli ultimi due anni e perché ha ottenuto ciò che nessun altro ha fatto prima?

Anch’io sono stato tra quelli che lo hanno un po’ criticato all’inizio, perché era vero che non si capivano bene le sue idee, soprattutto quando schierava i giocatori in ruoli che a noi sembravano strani. Lui stesso ha ammesso di non capire del tutto, quindi sì, credo avesse in mente un profilo preciso per ogni posizione. Aveva bisogno di tempo per modellare i suoi giocatori secondo lo stile di gioco che voleva imporre, perché ripeteva sempre che sarebbe morto con le sue idee.

È un uomo testardo, e nel calcio spesso ci si dimentica che ci vogliono due o tre anni per costruire un progetto serio. Lui ci è riuscito in due, quindi è nella media, e dobbiamo fargli i complimenti perché il risultato finale è semplicemente magico. Oltre a vincere, è una squadra che emoziona. Da ex calciatore, guardarla giocare è uno spettacolo. Riconcilia davvero la gente con questo sport. L’immagine che i giocatori e la squadra offrono sul campo è incredibile. Quindi, complimenti a lui.

Perché lui è riuscito a fare ciò che nessun altro ha fatto? Credo che sia perché Nasser (Al-Khelaïfi) gli ha consegnato le chiavi, e lui sapeva davvero come guidare, dando basi solide, regole chiare e fondamentali. Diciamolo chiaramente: sapeva come gestire gli ego. Finché la stella è la squadra e nessuno si mette contro questo principio, tutto funziona.

Il calcio è uno sport di squadra, ci si deve aiutare a vicenda per vincere, e lui odia dipendere da un solo giocatore. Vuole che la squadra resti sempre protagonista, indipendentemente da chi ne faccia parte. Certo, avere giocatori così talentuosi aiuta molto, ma, come dico sempre, lui è l’architetto di questo progetto e oggi è quasi il miglior allenatore d’Europa.

Da ex giocatore del club, le sarebbe piaciuto giocare in questo PSG e pensa che il suo profilo si sarebbe adattato alla filosofia di gioco di Luis Enrique?

Certo! A chi non sarebbe piaciuto giocare in questo PSG? Ma non è solo il PSG in sé, è proprio il progetto, quel progetto ambizioso che il club ha costruito con un allenatore a cui è stato dato il tempo di lavorare e mettere tutto al posto giusto. È una squadra di un livello incredibile.

Da ex giocatore, nel mio ruolo di vero numero nove, non un falso nove, dipendevo molto dalla squadra. Facevo parte dell’azione, offrivo supporto e assist. Quindi, in un progetto collettivo come questo PSG, mi sarebbe piaciuto giocare solo per il piacere di divertirmi. Si vede che si divertono davvero, che c’è un’energia speciale quando giocano. La loro filosofia è chiara: “giochiamo insieme, perdiamo la palla insieme, la riconquistiamo insieme e facciamo tutto insieme”. Per chi ama il gioco di squadra come me, sarebbe stato fantastico farne parte.

Ousmane Dembélé, Pallone d'Oro 2025?

Sì, ovviamente Ousmane Dembélé come Pallone d’Oro! Detto questo, dobbiamo davvero ridefinire le regole e i criteri con cui si decide il vincitore, perché se si parla di risultati sportivi o prestazioni individuali, Ousmane è il favorito. Per me, sia lui che Lamine Yamal sono due giocatori straordinari.

Statistiche di Dembélé
Statistiche di DembéléFlashscore

Per me, il Pallone d’Oro va al giocatore che ti emoziona davvero, come calciatore. Oggi, entrambi lo fanno. Obiettivamente è una scelta difficile, soprattutto perché parliamo di Parigi, quindi tenderei a votare per Ousmane. Ma se dovesse vincere Yamal, non mi sorprenderebbe affatto: sono due giocatori che, quando li guardi in campo, succede qualcosa e vorresti che continuassero a giocare per sempre. Amiamo il calcio proprio per queste emozioni, e loro fanno parte di quel gruppo di giocatori che ti fanno innamorare di questo sport.