Non è una partita qualunque quella che accende il cielo di Marsiglia. Al Vélodrome non si gioca soltanto per i tre punti: si gioca per ritrovare se stessi, per rimettere in moto la fiducia, per non perdere il treno dell’Europa che conta.
Marsiglia e Atalanta arrivano a questo quarto turno di Champions League con lo stesso peso sulle spalle. Una sola vittoria in tre gare, una classifica che li vede lontani dal vertice (19° e 22° posto), e un’urgenza condivisa: dare un senso al proprio cammino europeo.
Più che la matematica, però, è la forma recente a imporre riflessione. Ottobre è stato un mese da montagne russe per entrambe: i francesi hanno smarrito brillantezza e certezze, mentre la Dea ha attraversato la sua prima vera tempesta stagionale, tra cinque pareggi consecutivi e la sconfitta di Udine, arrivata come un pugno allo stomaco dopo nove gare di imbattibilità in campionato.
OM, segnali di rinascita ma difesa ancora fragile
Il Marsiglia ha ritrovato un filo di respiro nel weekend, vincendo 1-0 sul campo dell’Auxerre dopo tre partite senza sorrisi. Un risultato che ha ridato ossigeno, ma non ancora serenità. In Champions, l’ultima sconfitta con lo Sporting Lisbona, subita all’86’, ha raccontato più di mille parole: una squadra capace di costruire, ma fragile nel momento della verità.
Eppure, al Vélodrome, l’OM è tutt’altro che arrendevole. Nelle ultime 15 partite davanti al proprio pubblico, sono arrivati 14 risultati utili: 12 vittorie e 2 pareggi. E l’ultima apparizione europea, il 4-0 rifilato all’Ajax, ha ricordato quanto questa città e il suo stadio sappiano incendiare una squadra che vive di emozione pura.
Resta, però, il solito tallone d’Achille: la difesa. Solo due clean sheet nelle ultime 24 gare di Champions. Numeri che pesano, e che spiegano perché, nonostante il talento offensivo, il Marsiglia fatichi a trasformare la qualità in continuità. Un difetto che la Dea, pur in difficoltà sotto porta, proverà a sfruttare.
Atalanta, equilibrio in bilico e tabù francese
L’Atalanta arriva in Provenza con il morale incrinato ma non distrutto. La sconfitta di Udine ha interrotto una lunga serie positiva in campionato, ma i sette pareggi accumulati nel frattempo hanno raccontato di una squadra che fatica a vincere più per limiti di convinzione che di gioco.
I numeri non mentono: solo tre gol nell’ultimo mese, sei gare senza vittoria e un attacco che produce tanto ma concretizza poco. L’ambiente inizia a mormorare, e la sensazione a Bergamo è chiara: serve una scossa, subito.

La Champions, però, resta terreno fertile per la Dea. Nelle ultime undici partite della fase a gironi, i nerazzurri hanno perso soltanto due volte e hanno mantenuto la porta inviolata in sei occasioni. Segnali di maturità, di un’identità europea ormai consolidata.
Eppure, i fantasmi non mancano. Il rendimento esterno è il vero problema di questa squadra: una sola vittoria lontano da Bergamo in tutta la stagione, e nessuna in Francia, dove l'Atalanta non ha mai saputo imporsi (due pareggi, due sconfitte).
A complicare il quadro c’è un dato emblematico: la formazione di Jurić è la squadra che ha collezionato più tiri fuori bersaglio in questa Champions, ben ventidue. Un’anomalia statistica che sembra riassumere alla perfezione il momento attuale dei nerazzurri.
Ricordi di un incrocio storico
Marsiglia e Atalanta si ritrovano un anno e mezzo dopo quella semifinale di Europa League che aveva scritto una pagina di storia: la Dea in marcia verso Dublino e la sua prima notte di gloria europea, l’OM ferito ma fiero, con l’amaro in bocca e la voglia di riscatto mai sopita.
Due soli incroci nella storia, ma bastati a lasciare cicatrici e ricordi. All’andata finì 1-1 - Scamacca e Mbemba a dividersi l’onore -, al ritorno fu trionfo bergamasco: 3-0, firmato Lookman, Ruggeri ed El Bilal Touré.
Allora in panchina c’erano Gasset e Gasperini, oggi la scena appartiene a due tecnici che si conoscono bene: Roberto De Zerbi e Ivan Jurić. Quattro confronti diretti tra i due, tre vittorie per De Zerbi e un pareggio.
E per il tecnico italiano, questa non sarà una notte come le altre: "Io sono bresciano, tifoso - ha raccontato alla vigilia -, è una sfida molto sentita che mi suscita dentro cose diverse. Io nasco a 100 metri dallo stadio e quando c’era la partita con l’Atalanta si preparava quella da lunedì a domenica, in casa o in trasferta. È una cosa di famiglia, di DNA".
Una frase che basta per capire che al Vélodrome non mancheranno né tensione né significato. Per De Zerbi sarà una partita del cuore, un ritorno alle radici. Per Jurić, invece, potrebbe rappresentare l’ultima occasione per invertire la rotta di una stagione che comincia a scricchiolare sotto i piedi.
Marsiglia-Atalanta non è soltanto un incrocio di classifica: è una partita che pesa come un bivio. Due squadre diverse per storia e spirito, ma oggi simili nelle ferite e nei dubbi. In palio non ci sono solo tre punti: ci sono la fiducia, la direzione, e - almeno per l’Atalanta - forse anche un pezzo di futuro.
