La Juventus arriva in Norvegia con le spalle al muro. Il nuovo corso bianconero deve affrontare il suo primo vero esame europeo in casa del Bodø/Glimt, e lo fa da una posizione che racconta la verità dei fatti più di qualsiasi analisi: 26ª in Champions League, fuori da tutto, con soli tre punti in quattro giornate. Insomma, per restare attaccati al treno playoff, non ci sono alternative: tornare a Torino con i tre punti.
Il pareggio di Firenze, il terzo consecutivo, ha lasciato un retrogusto amaro. Un 1-1 che ha rafforzato più la Fiorentina che i bianconeri, come ha spiegato senza filtri Luciano Spalletti: "Siamo stati troppo scolastici, abbiamo commesso errori che non possiamo permetterci. Dobbiamo alzare il livello di tutto. Siamo stati scelti per fare di più".
Gatti out
L’allenatore toscano ha parlato di silenzio nello spogliatoio, un silenzio che indica che neanche i giocatori sono soddisfatti: "Per Bodo qualcosa la cambierò", ha promesso l'ex ct dell'Italia. Cambi anche forzati, a causa di defezioni dell'ultimo minuto. Come quella di Federico Gatti, non convocato da Spalletti. Il difensore non ha partecipato alla rifinitura di lunedì mattina, bloccato dall'influenza. Gli altri assenti tra i bianconeri sono i lungodegenti Pinsoglio, Bremer e Milik, oltre a Rugani.
Ma la classifica non aspetta le promesse. Il 24º posto, l’ultimo utile per qualificarsi al playoff, dista solo un punto, ma la bagarre è feroce. E poi, una squadra con la storia della Juve deve, quantomeno, provare a aspirare a rientrare almeno tra la nona e la sedicesima posizione – per poi giocare il ritorno del playoff in casa – visto che la qualificazione diretta è oramai una chimera. Quello che è certo è che un’eliminazione nella prima fase sarebbe una catastrofe sotto tutti i punti di vista.
Segni chi può
Detto questo, come si può mai vincere senza gol? Il digiuno degli attaccanti è diventato un preoccupante limite tecnico e mentale. L’ultimo gol su azione di un attaccante bianconero risale addirittura al 24 agosto, firmato da Vlahovic contro il Parma. Lui, con sei reti stagionali, è l’unico a dare una seppur minima impressione di non mollare, ma non basta essere attivo: un attaccante deve segnare, soprattutto in un contesto di pressione crescente.
Contro la Fiorentina anche chi dovrebbe essere il catalizzatore principale del gioco offensivo bianconero, Kenan Yildiz, si è fatto vedere poco: "L’abbiamo trovato poco, serviva verticalizzare, saltare un passaggio", ha spiegato Spalletti.
E poi ci sono i nuovi arrivati, su cui il club ha investito più di 70 milioni: David, Openda e anche lo stesso Conceição che tecnicamente non è nuovo, ma la Juventus l'ha riscattato solo la scorsa estate. Ebbene, a Firenze, hanno giocato appena 30 minuti in tre, recupero compreso: "Colpa mia, li ho fatti entrare tardi", ha ammesso il tecnico riferendosi al centravanti canadese - che non segna dalla prima giornata - e al trequartista belga, a secco addirittura dall’11 aprile: un’astinenza che pesa come una zavorra.
Una sfida chiave
La Juventus arriva quindi a Bodo con una certezza che, allo stesso tempo, è un'incognita. Bisogna vincere, ma con i gol di chi? Insistiamo, se gli attaccanti non ricominciano a segnare, nessun piano tecnico-tattico potrà bastare e Spalletti farà la stessa fine di Thiago Motta e Igor Tudor.
Il Bodo/Glimt, tra l'altro, non è mai una passeggiata, soprattutto nel suo stadio. Questa, però, è la notte in cui la Juventus deve cambiare passo: non più attendere, non più frenare, non più rimandare. Segnare e vincere per restare in corsa per i playoff di Champions League.
