È andata male. Anzi, malissimo. Per l'Inter, s'intende. Il Paris Saint Germain, infatti, si gode giustamente la prima Champions League della propria storia dopo aver distrutto i nerazzurri con una manita in pieno volto che ha calato nel peggiore dei modi il sipario su una stagione, trofei alla mano (per dirla con Barella), tutt'altro brillante.
È chiaro che non si può ridurre tutto agli ultimi 90 minuti di un torneo che ha visto la squadra di Simone Inzaghi guadagnarsi meritatamente, prima, l'accesso diretto alla fase a eliminazione diretta e, poi, quello alla finalissima disputata ieri sera a Monaco di Baviera.

Comunque vada sarà un successo, assicuravano tutti alla vigilia... E già, perché anche in caso di sconfitta dignitosa, come quella di due anni fa a Istanbul contro il Manchester City, nessuno si sarebbe permesso di mettere in discussione la calvalcata europea di Lautaro e compagni che hanno regalato ai propri tifosi notti magiche come quella vissuta a San Siro in occasione della semifinale di ritorno contro il Barcellona.
Naufragio storico
Nessuno, sulla sponda nerazzurra dei Navigli, avrebbe, infatti, mai immaginato di assistere allo spettacolo imbarazzante - nessuno nella storia della Champions aveva mai perso una finale con uno scarto del genere - andato in scena nello stesso stadio espugnato dall'Inter nei quarti di finale disputati contro il Bayern Monaco.
Una squadra che in Baviera non si è proprio presentata, mandando in scena le brutte controfigure dei guerrieri che durante il loro cammino continentale avevano schiantato alcune tra le migliori squadre d'Europa, comprese appunto quelle che, poco dopo, avrebbero conquistato la Bundesliga e la Liga, mentre in Italia a vincere il campionato di Serie A sarebbe stato il Napoli.
Lo stesso Barella, alla fine della gara, non ha potuto fare a meno di ammettere che "una serata così cancella un po' il grande percorso che abbiamo fatto. Nello sport come nella vita rimangono le vittorie e i trofei". Trofei che l'Inter ha lasciato tutti per strada: dalla Supercoppa alla Coppa Italia e, appunto, allo scudetto.
E quindi, pensandoci bene, perché mai la stessa squadra che è stata eliminata in Coppa Italia dal peggior Milan degli ultimi tempi e che non è riuscita a superare la Lazio a San Siro nella gara che avrebbe potuto regalarle lo scudetto, avrebbe dovuto battere il Psg di Luis Enrique?
Fine ciclo
Insomma, che questa Inter sia arrivata alla fine di un ciclo è abbastanza evidente già da qualche settimana, sebbene il crollo verticale registrato in mondovisione, davanti ai tifosi dell'Inter pianeta non fosse immaginabile. Non nella forma né nelle proporzioni.
I gol rifilati dal Psg "alla miglior difesa d'Europa" avrebbero, infatti, potuto essere anche più di cinque, mentre Gigio Donnarumma, tornato per un giorno nelle grazie dei tifosi del Milan, si è dovuto sporcare la divisa soltanto in una occasione - e a risultato già ampiamente acquisito - sulla conclusione di Thuram, l'unico nerazzurro a salvarsi dal naufragio.
Male, malissimo anche Simone Inzaghi, al quale nessuno poteva esigere una vittoria. Eppure quello che è successo è davvero troppo per non condurre un tipo razionale come lui a riflettere sul suo futuro in nerazzurro. Non a caso, a fine gara, il tecnico piacentino non ha nemmeno avuto il coraggio di garantire la propria presenza al Mondiale per club: "Sono venuto qui (in sala stampa, ndr) per educazione e rispetto nei vostri confronti. Non so rispondere a questa domanda. Vedremo nei prossimi giorni con la società".
Società che, attraverso Beppe Marotta, gli ha, però, rinnovato la propria fiducia, anche perché il Ceo dell'Inter è cosciente che non sarebbe affatto semplice trovarne uno più bravo da mandare a un torneo così importante che comincia tra due settimane: "Questa partita non porta nessun cambio di valutazione. Avevamo detto che ci saremmo visti la prossima settimana e così sarà. Lui ha ancora un anno di contratto e ha dimostrato di essere all'altezza del ruolo che ricopre: tanti meriti vanno ascritti a lui e non è una serata negativa che li cancella".
Eppure, la sensazione è che la fine di un ciclo - sicuramente importante nella storia del club nerazzurro - sia arrivato alla propria conclusione. Nel peggiore dei modi, con la sconfitta più brutta e dolorosa.