Il Napoli torna in Champions con addosso una pressione che va oltre la matematica del girone. La sfida al Maradona contro il Qarabag somiglia sempre più a un dentro o fuori emotivo, ancor prima che aritmetico.
I quattro punti raccolti nelle prime quattro giornate, le due sconfitte – una delle quali pesantissima ad Eindhoven contro il PSV – e quella sensazione di squadra che non riesce a ritrovare continuità spingono tutto l’ambiente a pretendere una reazione immediata. E la risposta, forse per la prima volta dopo settimane di tensioni, è finalmente arrivata.

Contro l’Atalanta è bastato un tempo: 45 minuti in cui gli azzurri hanno spazzato via la Dea con un'autorità che non si vedeva da tempo, grazie alla doppietta di Neres e al colpo di testa di Lang.
È stata la dimostrazione concreta che la pausa di riflessione, quella presa da Antonio Conte dopo la sconfitta contro il Bologna, ha prodotto l’effetto desiderato. Il tecnico pugliese, rientrato a Castel Volturno con un’energia diversa, ha ritrovato un gruppo compatto, ricettivo, pronto a seguirlo senza esitazioni, come se non fosse successo nulla.
Il nuovo Napoli
In questo quadro rinnovato c’è anche una verità tattica che ha preso forma quasi per necessità. L’assenza contemporanea di De Bruyne, Anguissa e Gilmour limita il Napoli in mezzo, ma apre un’autostrada sulle fasce: proprio da lì, con Neres e Lang, è nata la vittoria contro l’Atalanta. Una sorta di risposta anche alle parole del tecnico che, nelle scorse settimane, aveva parlato del mercato del proprio club definendolo eccessivamente abbondante. Forse in zone che non erano prioritarie per lui.
Eppure, nel momento del bisogno, sono stati proprio i nuovi a decidere una partita che sulla carta poteva diventare un rischio enorme. La squadra ha cambiato pelle e si è appoggiata alla velocità, al dribbling, all’uno contro uno: e Conte ha avuto la lucidità di restare fedele a ciò che la rosa può offrire oggi, senza forzare un’identità che, per colpa degli infortuni, al momento non è sostenibile.
Tutto sistemato
Il dato più rassicurante non è tecnico, ma emotivo. Il Napoli si è rimesso in piedi come gruppo: "Certi aspetti preoccupano più chi è fuori che noi dentro - ha spiegato Conte nel dopo partita - . Con i ragazzi ho un rapporto intenso, forte. Cerchiamo sempre di dirci la verità, senza maschere. Io sono così, magari non piace a tutti, ma sono uno che non gira la testa dall’altra parte quando qualcosa non va».
Parole che arrivano dopo giorni turbolenti, dopo le voci su spaccature interne, dopo il famoso confronto post-Bologna che aveva fatto temere l’inizio di una crepa nello spogliatoio. E invece il tecnico ha rimesso il suo timbro sulla squadra, prendendosi tutte le responsabilità, come ha sottolineato lui stesso: "Dopo Bologna la responsabilità me la sono presa io".
A certificare la ritrovata armonia è arrivato anche il messaggio di Aurelio De Laurentiis: "Bravo Antonio Conte che si è ripreso in mano la squadra. Bravi i calciatori". Una frase che ha fatto rumore, anche perché il tecnico ha subito voluto precisare: "Non c’era bisogno di riprendermi la squadra: stava con me, sta con me e starà sempre con me. Io con loro, a prescindere da tutto e da tutti". Parole che chiudono il cerchio, che restituiscono l’immagine di un gruppo unito, protetto dal suo allenatore e consapevole della strada da seguire.
Cambiare marcia in Europa
Tutto risolto? Beh, quasi. L’ennesimo infortunio muscolare - questa volta è toccato a Hojlund - ricorda che il Napoli ha un serio problema da affrontare. Tuttavia, nel caos apparente che aveva investito il Napoli nelle scorse settimane, la vittoria contro l’Atalanta ha rimesso in ordine le idee, l’identità, le priorità. Soprattutto ha mostrato che il Napoli continua a esserne protagonista, in un campionato dove nessuna delle prime ha ancora trovato un vero equilibrio.
Ed è proprio questo il punto che accompagna la partita di Champions. In campionato, la generale instabilità delle big ha permesso agli azzurri di restare agganciati alla vetta anche nei momenti di difficoltà. In Europa no: qui non c’è spazio per altri errori. Per passare il turno serve cominciare vincere sin subito.

Serve la versione compatta, feroce e verticale vista contro l’Atalanta. Serve che le fasce continuino a spingere, che la squadra resti corta, che la testa non si perda alle prime difficoltà. Serve, soprattutto, un Napoli che creda di nuovo in sé stesso. Conte lo ha ritrovato. Ora, però, dovrà dimostrarlo anche in Champions.
